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Aggressione Niccolò, sfogo e riflessioni di Simona Ventura

ventura bettarini

Simona Ventura pensa alle ore immediatamente successive all'accoltellamento di suo figlio Niccolò e alle emozioni che la famiglia ha provato.

Simona Ventura, dopo quasi una settimana dall’aggressione di cui è stato vittima suo figlio Niccolò, ha scritto una lunga riflessione, liberatoria, pubblicata su Instagram e Facebook. La presentatrice ha già usato i canali social per rassicurare sulle condizioni del primogenito. L’ultimo post è diverso: il tono è più concitato, si leggono tutte le preoccupazioni di una madre quando accade qualcosa di grave al proprio figlio; poi la gratitudine per chi lo ha aiutato, la consapevolezza di essere stati fortunati per aver potuto riabbracciare Niccolò. Infine arriva una nuova serenità, diversa da quella persa in alcuni attimi cruciali che sembrano durare anni.

“Una strada senza uscita”

“Ne ho sempre avuto la consapevolezza, mai la certezza, ma credo che nella vita esista un punto di svolta”, scrive Simona Ventura all’inizio di una lunga riflessione pubblicata sui suoi profili Instragam e Facebook. La presentatrice aveva dato, nei giorni scorsi, informazioni relative allo stato di salute del figlio Niccolò, aggredito all’alba del 1 luglio a pochi metri dalla discoteca Old Fashion di via Alemagna, a Milano. Ora è tempo di bilanci: il 19enne sta meglio, convalescente per un’operazione chirurgica ma, secondo quanto ha riferito la Procura di Milano, ha rischiato di perdere la vita. Una prospettiva terribile per il ragazzo, per i suoi familiari e per tutti coloro che gli sono affezionati. “Un punto di svolta”, dice Ventura cioè “un momento in cui capisci che un ponte è rotto, una strada è senza uscita e ti trovi davanti a un muro. Io quel punto l’ho raggiunto la mattina del 1 luglio quando ero in viaggio”. La conduttrice, lo ricorda lei stessa, non è a Milano quando il figlio viene colpito con diverse coltellate, dopo essere stato malmenato, e riceve per telefono la comunicazione che Niccolò è stato ricoverato d’urgenza all’ospedale Niguarda: “Queste sono telefonate che una mamma non vorrebbe e non dovrebbe mai ricevere”. E sono telefonate che Simona Ventura ha sempre temuto; una paura latente, non immediata, che all’improvviso ha preso forme ben concrete. “Io ne ho sempre avuto il terrore- confessa la presentatrice- un po’ perché ho vissuto dei drammi tra incidenti stradali dei miei amici e le lacrime dei loro genitori. Mi sono sempre detta che il dolore più grande e innaturale sia perdere un figlio”.

“Riesco solo a dire grazie”

Dopo la telefonata, seguono dei momento concitati: la partenza improvvisa per tornare a Milano il prima possibile, l’arrivo in ospedale per verificare di persona le condizioni di Niccolò. Quando i medici comunicano ai familiari del ragazzo che il giovane non è in pericolo di vita scoppia un “pianto liberatorio” per “la commozione di essere insieme a constatare un miracolo”. Il figlio, nonostante il serio rischio corso, è sopravvissuto “con la forza dei suoi 19 anni perché Dio gli ha messo una mano sulla testa”; il “destino (troppe volte cinico e baro) era stato con lui generoso”. Emozioni diverse tra loro si presentano tutte insieme ed è impossibile cercare di ordinarle in modo preciso: “Non saprei dire, ora che so che è andato tutto bene, quali siano le mie emozioni… rabbia, odio, vendetta, gratitudine, felicità. Riesco solo a dire grazie!- scrive Simona Ventura- So solo che la signora Morte con la sua falce insanguinata ha dato uno schiaffo alla nostra famiglia, una famiglia allargata (con tutte le sue difficoltà) ma allegra e per bene e che oggi ha trovato un nuovo ponticello, nuova nuova strada per restare unita e vivere la vita”. Dopo la tempesta, il sereno e “una nuova vita con nuovi colori!”.

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