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Appalti truccati: arresti tra Catania, Roma e Milano

appalti truccati

Rapporti pericolosi tra imprenditori che operano nei settori Ecologico e Ambientale, dirigenti comunali e mafia.

La Dia, la direzione investigativa antimafia, di Catania sta conducendo delle indagini e ha stabilito anche delle misure cautelari nei confronti di imprenditori impegnati nel settore Ecologico e Ambientale, indagati per reati contro la Pubblica Amministrazione e di funzionari pubblici delle amministrazioni comunali.

Ambiente inquinato

Le indagini si stanno svolgendo nei comuni di Catania, Roma e Milano. L’inchiesta si sta concentrando sull’affidamento di un appalto dell’importo complessivo di 350 milioni di euro, suddiviso in tre anni. A condurre i lavori è il capo del centro Dia, Renato Panvino coordinato dal procuratore Carmelo Zuccaro.

Gli appalti truccati sui quali si sta concentrando l’indagine sono strettamente collegati, pur trovandosi in regioni diverse: due funzionari dell’amministrazione ai vertici del settore Ecologia del Comune di Catania e un imprenditore romano che opera nel settore della raccolta dei rifiuti in Sicilia sono tra i destinatari del provvedimento cautelare emesso dal Gip. L’inchiesta sugli appalti truccati è stata denominata “Garbage affair” ed è condotta dalla procura Distrettuale di Catania.

Le perquisizioni sono portate avanti anche nelle case e nei luoghi di lavoro degli indagati di Catania, Milano e Roma; per avere maggiori dettagli bisognerà attendere l’incontro che si svolgerà con i giornalisti, al quale parteciperanno anche il procuratore Carmelo Zuccaro, il capo del secondo reparto della Dia, Maurizioa Calvino e il capo centro della Dia di Catania, Renato Parvino.

Mafia ecologica

Gli interessi delle mafie sono sempre più concentrati sull’ambiente e sull’economia verde che sta crescendo sempre di più in questi ultimi tempi. Il green attira e la mafia ha capito che può trarre grossi investimenti da questo settore. Recentemente è stato arrestato Vito Nicastri, conosciuto alle cronache come il “re dell’eolico” che avrebbe anche finanziato la latitanza di Matteo Messina Denaro. Nicastri era riuscito, grazie a un’asta giudiziaria truccata, a far incassare al numero uno di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro ben 700 mila euro. Il boss delle pale eoliche era già stato travolto da altre inchieste, ed è stato arrestato insieme ad altri 11 boss; gli indagati avevano legami con un ex sottosegretario agli Interni, Antonio D’Alì: ad incastrare la relazione illecita tra Stato e Mafia ci sono i filmati effettuati dai carabinieri di Trapani.

Ma la mafia per fare affari sfrutta il territorio anche inquinandolo, il traffico di veleni avvenuto in Campania, a cavallo tra la provincia di Napoli e quella di Caserta, la terra dei fuochi, è un gravissimo caso noto a tutti noi.