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Bicamerale, cos'è la commissione proposta da Giorgia Meloni per discutere del presidenzialismo

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Giorgia Meloni propone una riforma presidenzialista, coinvolgendo una eventuale commissione parlamentale bicamerale. Ecco di costa si tratta.

Martedì sera, Giorgia Meloni – leader del partito Fratelli d’Italia – ha presenziato come ospite alla trasmissione Porta a Porta. In quell’occasione, ha parlato anche del modo in cui vorrebbe cambiare il sistema istituzionale italiano, attraverso l’introduzione di una riforma in ambito presidenzialista. Per riuscirci, la Meloni ha dichiarato di essere disposta a ricorrere anche ad una commissione parlamentare bicamerale: “Propongo il semi-presidenzialismo alla francese, sono pronta a discutere altri modelli. La Bicamerale potrebbe essere una delle soluzioni possibili. Resto aperta al dialogo su una materia che richiede il coinvolgimento di tutti”. 

Bicamerale, cos’è la commissione proposta da Giorgia Meloni: di cosa si tratta

Si parte dalla consapevolezza che le commissioni siano, intanto, organi parlamentari, alcuni dei quali sono permanenti e altri invece straordinari. In linea generale, sono istituti che seguono determinate e specifiche questioni.

Le commissioni permanenti sono 14, sia alla Camera che al Senato, e ognuna di queste si occupa di svariate funzioni, come: Affari costituzionali, di Agricoltura, Affari sociali, Lavoro, Difesa, Bilancio o Giustizia. Altre commissioni, invece, possono essere bicamerali. Qui, ne fanno parte sia deputati che senatori, perciò il significato del nome, e possono adempiere a diverse funzioni, tra cui: funzioni consultive e di inchiesta, vigilanza e controllo.

Ad esempio, la commissione di Vigilanza Rai, ha l’obiettivo di monitorare il servizio pubblico televisivo e radiofonico. Di fatto, è bicamerale.

La storia delle Bicamerali in Italia

Quella a cui si riferisce Giorgia Meloni è una commissione, creata per le riforme costituzionali, che viene spesso identificata con il nome di “Bicamerale”. Si tratta di una commissione che – la storia italiana insegna – è stata avallata e istituita tre volte ed è stata invocata più volte per rafforzare il tentativo di rendere maggiormente stabile un governo e la sua durata, oltre a quello di proporre delle riforme. 

In realtà, in nessun caso il lavoro della Bicamerale ha però dato risultati utili e concreti, soprattutto a causa del disaccordo tra le varie forze politiche coinvolte. 

La prima Bicamerale è quella “Bozzi“, risalente al periodo 1983-1985 che formulò soltanto delle proposte di revisione costituzionale che non riuscirono ad essere discusse in Parlamento. A seguire, la Bicamerale “De Mitta -Iotti”, dal ’93 al ’94, che riuscì a dar vita ad una proposta di revisione più dettagliata e articolata, basata sul sistema tedesco. Quest’ultima, prevedeva una figura che aveva delle analogie con quella del cancelliere ma non riuscì ad essere votata dal Parlamento a causa dello scioglimento anticipato delle Camere.

Infine, la Bicamerale “D’Alema” (1997) proponeva invece l’introduzione di un semipresidenzialismo e una riduzione dei parlamentari. Al momento della votazione, però, si creò un dissidio tra i leader di centrodestra e centrosinistra dell’epoca, in particolare tra Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema.