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Camorra, ucciso figlio del boss: decina di colpi di arma da fuoco, indagini in corso

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Nicola Notturno, figlio del boss Raffaele Notturno, è stato ucciso nella serata di ieri a Napoli in seguito ad un agguato.

Nicola Notturno, figlio del boss Raffaele Notturno, è stato ucciso nella serata di ieri a Napoli in seguito ad un agguato.

Ucciso il figlio di un boss a Napoli: il racconto dei fatti

Nella serata di ieri il figlio di un boss mafioso è stato ucciso in seguito ad un attentato avvenuto a Napoli. A perdere la vita è stato Nicola Notturno, figlio del boss Raffaele Notturno, dell’omonimo gruppo del clan degli Scissionisti.

Il ventunenne è stato ucciso con una decina di colpi di arma da fuoco, considerato che era questo il numero di bossoli che sono stati repertati dalla Polizia sul luogo in cui è avvenuto l’agguato. Il ragazzo, che era già noto alle forze dell’ordine, è stato colpito intorno alle tre della scorsa notte in via Ghisleri ed è morto proprio mentre il servizio di emergenze del 118 lo stava trasportando all’Ospedale San Giovanni.

Su quanto è accaduto stanno indagando gli agenti del Commissariato di Scampia, in collaborazione con la Squadra Mobile.

Proseguono le indagini: si vagliano diverse ipotesi

La Famiglia Notturno fa parte del clan che comprende anche gli Abete e gli Abbinante, attualmente in guerra per il controllo delle piazze di spaccio di Napoli con il gruppo della Vanella Grassi e ciò che resta del clan Di Lauro.

Stando ad una prima ricostruzione dell’agguato, Nicola Notturno sembra che sia stato affiancato da un’auto in corsa in via Ghisleri e pare che i sicari gli abbiano sparato contro almeno sette colpi. Gli aggressori sono poi riusciti a scappare verso Viale della Resistenza.

Diverse le piste che vengono vagliate dagli inquirenti. Oltre a quella che riguarda una rivalità tra clan, gli investigatori non trascurano anche quella di una possibile vendetta trasversale legata al fatto che Gennaro Notturno, zio di Nicola e elemento di spicco del clan di Scampia, da un paio di settimane abbia deciso di collaborare con gli inquirenti.

Lo Zio Gennaro, detto “Sarraccino”, ha partecipato alla prima faida di Scampia. Ovvero quella in cui il gruppo Amato-Pagano si rese autonomo dai Di Lauro. Le dichiarazioni pronunciate da Gennaro hanno aperto qualcosa di importante per quanto riguarda gli omicidi che sono avvenuti tra il 2004 e il 2005 e che hanno insanguinato la parte nord di Napoli, tanto da provocare circa ottanta morti in una decina di mesi.

In particolar modo, i primi verbali che hanno interessato gli inquirenti ricostruiscono il ruolo ricoperto dai capoclan Cesare Pagano e Raffaele Amato come mandanti degli agguati contro affiliati del gruppo di Paolo e Cosimo Di Lauro.