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I due si sono confrontati sul piano da 25 punti, ora ridotto a 19, redatto dallo statunitense Steve Witkoff e dal capo del Fondo russo per gli investimenti Kirill Dmitriev, per porre fine al conflitto Russia-Ucraina.
Severgnini: «Piano sbilanciato a favore della Russia»
Severgnini ha replicato alle affermazioni di Travaglio ricordando come fosse stata la Russia ad invadere l’Ucraina e che «voleva conquistarla interamente, ha puntato su Kiev e, dopo oltre tre anni, è ancora bloccata e ha preso soltanto una porzione del Donbass».
Ha sostenuto che il primo documento redatto fosse «un piano completamente sbilanciato», concedendo alla Russia più di quanto chiedesse.
Il giornalista ha anche sottolineato come la linea del Fatto Quotidiano, che titolava sui “bellicisti d’Europa”, fosse in realtà un modo, seppur non troppo velato, per dire che «chiunque critichi Putin debba essere definito bellicista». Secondo Severgnini, questa nuova versione del piano risulta assai più realistica, evidenziando che la capacità russa di sostenere un conflitto prolungato forse non sia così solida: «Vogliono dare l’impressione di avere tutto il tempo del mondo, ma forse non ce l’hanno».
La risposta di Travaglio
Il direttore del Fatto Quotidiano non ha tardato a rispondere, evidenziando le presunte contraddizioni di Severgnini. Ha ricordato come, secondo il giornalista, «i russi sarebbero arrivati a Lisbona se non fermati in Ucraina» e ora, invece, «vengono descritti come impantanati nel Donbass», un evidente cambio di prospettiva che Travaglio definisce «una contraddizione evidente».
Travaglio contesta anche l’immagine che forse si voleva dare, quella di una superiorità schiacciante della Nato, «40 contro 1, i buoni contro l’aggressore», mentre, a suo dire, «a implorare di fermarsi siamo noi». Una rappresentazione della situazione molto diversa da quella raccontata negli scorsi mesi.
Il reale obiettivo di Mosca
Travaglio ha poi sostenuto che la prima versione del piano non rifletteva l’idea originale di Mosca, che mirava a «prendersi tutta l’Ucraina». Se fosse stato così, avrebbe dovuto essere scritto nel documento. Da qui l’accusa agli interlocutori di raccontare «tutto e il contrario di tutto», presentando la Russia ora come in difficoltà, ora come una grande potenza con mire espansionistiche incontenibili.
Travaglio ha insistito sul fatto che, se la Russia rimanesse solo con il Donbass e parte di Zaporizhia e Kherson, «avrebbe perso». Da questo deriverebbe l’incongruenza nel definire il piano «una resa dell’Ucraina» e «un trionfo di Putin».
Un possibile prolungamento del conflitto
Per concludere, Travaglio ha invitato a guardare la realtà: più il conflitto continuerà, più Mosca prenderà piede all’interno dell’Ucraina. Ha ricordato come già nel 2022 il generale americano Milley avesse indicato la necessità di negoziati tempestivi, sottolineando che un ascolto immediato avrebbe potuto risparmiare vite e territori all’Ucraina.