Marcello Astorri Continuano ad aumentare gli italiani residenti all’estero. Sono dunque sempre di più i cosiddetti “cervelli in fuga”, ovvero nostri concittadini che si trasferiscono all’estero in cerca di opportunità lavorative che non trovano in Italia. Una tendenza che si è ovviamente rafforzata negli anni della crisi economica. Ma che non si è fermata anche negli anni successivi. Infatti, negli ultimi 12 anni, dal 2006 al 2018, si registra un +64,7%, passando da poco più di 3,1 milioni iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire) a 5.114.469 al 1 gennaio del 2018, che rappresentano l’8,5% dei quasi 60,5 milioni di residenti in Italia. Da gennaio a dicembre 2017 la crescita è stata del 3%: sono partiti quasi 243 mila italiani di cui il 52,8% per espatrio cioè 128.193 persone hanno spostato la loro residenza fuori dall’Italia.
Rapporto italiani nel mondo
Gli uomini sono oltre 70 mila (55%) e le donne oltre 57 mila. Tutti questi dati sono stata fotografati dal “Rapporto Italiani nel Mondo 2018”, della Fondazione Migrantes, presentato a Roma la mattina del 24 ottobre. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non sono solo i giovani a lasciare il nostro Paese. Tra coloro che lasciano l’Italia, infatti, aumentano gli over 50 (+20,7% tra i 50-64 anni; +35,3% tra i 65-74 anni; +49,8% tra i 75-84 anni e +78,6% dagli 85 anni in su) e nel Rapporto viene registrato il cambiamento individuando nuove categorie: migranti maturi disoccupati, migrante-genitore o nonno-ricongiunto, migrante di rimbalzo o migrante previdenziale. Negli ultimi anni si è parlato molto di quest’ultima categoria: sono quei pensionati che, percependo un basso assegno pensionistico, preferiscono trasferirsi in stati dove il costo della vita è molto inferiore. Tra le mete più gettonate ci sono i paesi dell’Est europeo o il Portogallo.
