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Banda della Magliana, confiscata casa sulla Fontana di Trevi

Ex banda della Magliana, sequestrata casa sulla fontana di Trevi

La Guardia di Finanza ha sequestrato beni per 25 milioni di euro a Ernesto Diotallevi, esponente di punta dell'organizzazione criminale.

Beni del valore totale di 25 milioni di euro sono stati sequestrati, su disposizione della Corte di Appello di Roma, dalla Guardia di Finanza a Ernesto Diotallevi, componente di spicco della “Banda della Magliana“. Confiscata anche una casa extralusso che si affaccia sulla fontana di Trevi con quattordici vani e piscina sulla terrazza (valutazione di circa 4 milioni di euro). Il provvedimento riguarda poi un complesso turistico di villette a schiera a Olbia, quote societarie, capitale sociale e patrimonio aziendale di 8 aziende (che operano nel settore della compravendita di immobili, della costruzione di imbarcazioni, del commercio di energia elettrica, dei trasporti marittimi) e delle holding, auto, moto, depositi bancari, polizze vita, opere d’arte e infine 43 unità immobiliari a Roma, Gradara (Pesaro-Urbino) e Olbia.

Il ruolo di Diotallevi

Grazie alle indagini è emerso che Diotallevi, nonostante l’assoluzione da parte della Corte d’Assise di Roma nel 1996 nel processo alla Banda della Magliana e nonostante abbia in passato evitato diverse accuse di omicidio, ha accumulato un’enorme quantità di beni con l’aiuto di diversi prestanome. Secondo gli inquirenti Danilo Abbrucciati, uno dei leader storici dell’organizzazione criminale, nel corso degli anni lo aveva inoltre incaricato di occuparsi delle relazioni con il mondo economico-finanziario della Capitale e dei rapporti con rappresentati di Cosa Nostra (nello specifico con il boss di Palermo Mimmo Calò).

La nota del procuratore generale di Roma

Giovanni Salvi, pg della Capitale, ha scritto in una nota che “la Corte d’Apello riconosce i legami con la criminalità organizzata di stampo mafioso, sia romana che siciliana e consente l’acquisizione di di un rilevante patrimonio. Il pubblico ministero è stato rappresentato da un gruppo di lavoro congiunto della procura generale e della Procura di Roma”.