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Cardito, bimbo ucciso: sorellina racconta ai pm come è morto Giuseppe

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Dall'ospedale dove è ancora ricoverata la bimba picchiata da Tony Sessoubti Badre ha raccontato ai magistrati l'uccisione del fratellino.

La bambina di 8 anni picchiata nella sua casa di Cardito dal compagno della madre ha incontrato i pm titolari dell’inchiesta ai quali ha raccontato gli episodi che hanno scatenato l’ira di Tony Sessoubti Badre, che ha ucciso di botte il fratellino Giuseppe, di 7 anni. La piccola invece non può ancora vedere né la mamma né i parenti.

La bimba ricorda il pestaggio

“Il quadro clinico è in continuo miglioramento per le condizioni fisiche, ma la piccola resta qui anche per proseguire il percorso di sostegno psicologico a cura dello staff dell’ospedale” spiega all’Ansa il professor Vincenzo Tipo, primario del Pronto Soccorso dell’ospedale Santobono di Napoli dove è ricoverata la bambina di 8 anni picchiata assieme al fratellino (che è poi deceduto) nella sua casa di Cardito dal compagno della madre, Tony Sessoubti Badre.

E’ stata per prima la bambina a puntare il dito contro il 24enne, che ha confessato l’omicidio e l’aggressione nei confronti della piccola davanti al gip del Tribunale di Napoli Nord. In ospedale la bimba non ha potuto ancora incontrare né la madre né altri parenti, per evitare che i suoi ricordi venissero “inquinati” da quelli di altri coinvolti, a vario titolo, in questa drammatica vicenda.

La bambina ha invece avuto un colloquio con i pm titolari dell’inchiesta, ai quali ha raccontato nuovamente quanto accaduto domenica 27 gennaio 2019, sempre alla presenza degli psicologi. Stando a quanto riferisce anche fanpage.it, l’incontro con i magistrati sarebbe durato circa due ore e durante tutto questo tempo la bimba sarebbe riuscita a riferire tutto ciò che ha visto e subìto, compresi gli episodi che hanno poi portato al pestaggio da parte di Tony.

La confessione di Tony

L’uomo sostiene di aver picchiato con “calci e pugni ed anche con il manico della scopa” i due bambini perché questi avrebbero distrutto “la sponda del letto della loro cameretta, acquistata con tanti sacrifici”, come il 24enne ha riferito al gip.

Al giudice l’uomo avrebbe anche sostenuto che la madre dei due bambini era in casa, che avrebbe tentato di fermare la violenza del compagno ma che non ha chiamato subito i soccorsi in quanto avrebbe “sottovalutato la portata delle ferite” inferte al figlio di 7 anni.

Sarà l’autopsia, disposta per mercoledì 30 gennaio 2019, a stabilire se un pronto intervento dei medici avrebbe potuto salvare la vita di Giuseppe.