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Avvocatessa denuncia: "Sei di colore, non puoi essere europea"

Fiumicino

"A Fiumicino un giovane della dogana ha detto che poiché sono nera non posso essere europea". Così ha raccontato su Facebook Esohe Aghatise

“Era convinto che per il colore della mia pelle non potessi stare nella fila dei passaporti europei”. È l’accusa che l’avvocatessa Esohe Aghatise lancia attraverso un post sulla sua bacheca di Facebook e indirizzato a un addetto alla dogana dell’aeroporto di Fiumicino, a Roma.

La denuncia dell’avvocatessa Esohe Aghatise

“Scendo dall’aereo, in arrivo da Londra e mi dirigo verso la dogana. Al bivio dei passaporti, tra cittadini europei e tutti gli altri, mi giro verso l’uscita cittadini europei. Ero in compagnia di Julie Bindel”. Comincia così il racconto della Aghatise, che prosegue: “Un giovane della dogana mi ferma e mi dice che dovevo andare dall’altra parte, nell’uscita tutti i passaporti”. Ma lei, spiega su Facebook, gli ha ribadito di trovarsi nel posto giusto: “Lui insiste. Chiede di vedere se davvero ho un passaporto europeo.

La Bindel, giornalista inglese, firma del The Guardian, che viaggiava con l’avvocatessa, avrebbe così domandato al giovane della dogana per quale motivo avesse fermato solo Esohe Aghatise e non lei e tutti gli altri viaggiatori, spiega Il Fatto Quotidiano. En ancora: “Dice che mi trovavo nella fila sbagliata. Chiedo perché”. La risposta è scioccante: “Lei è di pelle scura e non può essere europea”.

Esohe Aghatise, che è anche consulente per le Nazioni unite contro la tratta delle donne, ha reagito con forza e rabbia. “Razzista!”, gli avrebbe urlato, accompagnando così il suo rifiuto di esibire il passaporto per dimostrare di essere nella fila giusta. L’uomo, sempre stando a quanto raccontato dalla donna, avrebbe reagito mettendosi davanti alla Aghatise.

L’amica Julie Bindel avrebbe messo mano al cellulare per riprendere quel che stava accadendo, fa sapere Il Fatto Quotidiano. “A quel punto arriva da lontano un collega maschio che chiede a Julie di non filmare. Lei insiste. Lui cerca di toglierle il cellulare”, ha tenuto a puntualizzare la dottoressa Aghatise. “Credo che fosse il superiore, che poi ha minacciato di arrestare Julie”, ha dichiarato. Insomma, oltre al danno la beffa.

Quindi, si legge nella conclusione del post: “Eravamo di corsa, avevamo un treno per Napoli, ma se fosse riuscito a togliere il telefono di Julie saremmo rimaste“.

Lo sfogo della vittima

Contro il razzismo, ogni forma di diffidenza e di pregiudizio, Esohe Aghatise ha portato avanti il suo sfogo.

“Ho trovato molto preoccupante il fatto che fosse giovanissimo, avrà avuto una ventina di anni”. Quindi ha aggiunto: “All’inizio non ci ho creduto. Sembrava una domanda fatta ad un fantasma. Mi sono girata e non c’era nessuno dietro di me. Gliel’ho chiesto di nuovo e mi ha confermato che non potevo passare di là perché sono nera“.

Così la Aghatise ha raccontato le sensazioni vissute in quel momento. “Una rabbia all’inizio e poi un senso di timore. Timore di ciò che può succedere se una cosa di questo genere dovesse diventare normale“.

Poi non manca di pensare ai suoi figli. “Ho paura per loro, di padre italiano e di nome italianissimo, ma ai quali qualcuno una volta ha chiesto con insistenza l’origine geografica”, ha spiegato. Quindi ha annunciato che prenderà provvedimenti. “Contatteremo l’aeroporto per sporgere denuncia e non appena Julie Bindel sarà arrivata a Londra racconterà questa storia sulla stampa inglese“, ha dichiarato.