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Il primo maggio, il sesso fluido e le sorelle Wachowski

concerto primo maggio

Concerto Primo Maggio 2019 : soltanto 4 donne saliranno sul palco per esibirsi. E' polemica!

Sono nato nel 1969, poco più di un mese e farò cinquant’anni. Sono, quindi, circa trentasette, trentotto anni che cerco di capire esattamente di cosa parliamo quando parliamo di sessualità, di generi, di orientamenti, di desiderio, di bisogni primari. Insomma, ci siamo capiti. Sono nato nel 1969, quando ero ragazzino c’erano i giornaletti pornografici nascosti dai più grandi dietro le auto del parcheggio che utilizzavamo come campetto da calcio, e c’erano poi i libri di Bukowski e Henry Miller, tanto per dare a quelle immagini dei nomi più o meno precisi. Insomma, una vita assai diversa da quella di oggi, iperconnessa, con questo bombardamento di input. Bene o male, a seconda di come la vogliate vedere.

Una fluidità che non c’è

Oggi, ci dicono, viviamo nell’era della sessualità fluida. Niente a che vedere con Bauman, credo. Più che altro qualcosa che rimandi a una non netta demarcazione tra i confini, qualcosa che abbia a che fare con gli interscambi, la fluidità, appunto. Non è un caso, mi dico, alle soglie dei cinquant’anni, che uno dei film che più ha caratterizzato la mia generazione è Matrix, il primo episodio della trilogia dei Wachowski. E non è un caso che oggi i fratelli Wachowski, Larry e Andy, siano le sorelle Wachowski, Lana e Lilly. Fluidità, appunto. Mancanza di confini, di demarcazione. Tutto molto contemporaneo, verrebbe da dire, se pensassimo davvero di vivere in un episodio di Black Mirror. In realtà, temo, siamo impantanati in un mondo assai meno fluido. Gli uomini continuano a pisciare in piedi, le donne sedute. Ma soprattutto, gli uomini, ci spiegano i libri dei nostri figli, sono quelli che leggono il giornale o guardano la tv, le donne quelle che stirano e cucinano (salvo poi lasciare spazi ai grandi chef uomini nell’immaginario da talent). Insomma, tutto molto compatto, poco fluido.
Prova ne è, basta che alziate la testa e vi guardiate il mondo, la differenza di stipendi a pari grado tra uomo e donna in un qualsiasi contesto lavorativo, le difficoltà a fare carriera, e le battute idiote di un Vittorio Feltri che pensa di far ridere dicendo che se le donne vogliono star lì a sgravare non è che possano pretendere anche di fare carriera.
Insomma, benvenuti nel mondo granitico. O forse dovrei dire paleolitico. E visto che in genere scrivo di musica, questo è il mio mestiere, anche guardando alla filiera delle sette note la faccenda appare meno contemporanea di quel che si potrebbe pensare.

Concerto del Primo Maggio: dove sono le donne?

Uomini tutti quelli che siedono ai posti di comando, dalle più alte cariche delle case discografiche a quelle dei network radiofonici, passando per ruoli magari non così chiave come i direttori artistici del Festival di Sanremo, tutti e sempre e solo uomini. Uno dice, va beh, ma non c’è mai stato neanche un presidente del consiglio donna, o un presidente della repubblica donna, cosa vuoi pretendere? Vero, ma non è che se la politica è sessista significa che ci debba star bene che lo sia anche il mondo della musica. Ma così è.

Prova ne sono stati gli ultimi due Festival della Canzone Italiana di Sanremo, diretti da Claudio Baglioni. Una ottantina di artisti hanno calcato il palco come BIG, tra solisti, duetti, terzetti e band, e di questi solo dieci erano donne, quattro nella prima edizione e sei nella seconda. Un rapporto di otto a uno, roba da chiamare i sindacati per invocare le quote rosa. Solo che poi i sindacati è meglio non chiamarli perché, guardando al cast del Concertone del Primo Maggio di Roma, quello appunto dei sindacati, organizzato quest’anno da Massimo Bonelli per conto di iCompany, beh, il quadro è anche più desolante. Molto più desolante. Neanche una solista donna nel cartellone, a parte quelle due o tre che ci sono arrivate perché hanno vinto un contest e i cui nomi, proprio per questo appaiono in corpo dodici nei manifesti. Tra i BIG sul palco, settantasette artisti in totale, solo quattro donne, tutte come componenti di band. Neanche una solista, ripeto. Quattro su settantasette. Altro che sindacati, tocca chiamare gli esorcisti. O tocca augurarsi che, di fronte a queste storture, a questo solido sessismo, da leggersi come contrapposizione alla tanto ventilata fluidità, le donne si rimbocchino le maniche e facciano qualcosa di concreto.

Angiolini e Guenzi

Mai Così Tante: un concerto tutto al femminile

Ecco, qualcosa di concreto, in effetti, si sta cominciando a fare. Il Primo Maggio, mentre andrà in onda il Concertone dei maschietti da Piazza San Giovanni, col placet di mamma Rai, evidentemente neanche lì troppo mamma, all’Angelo Mai di Roma andrà di scena Mai Così Tante, un concertone alternativo tutto al femminile. Un cast che, in effetti, messo sul palco dei sindacati non avrebbe affatto sfigurato, sotto la direzione artistica di Diana Tejera, Angela Baraldi e Beatrice Tomassetti.

Diana Tejera

Infatti saliranno sul palco Mara Redeghieri, Maria Pia De Vito, Nathalie, Ivana Gatti, Barbara Eramo, Livia Ferri, Mimosa Campironi, Alessandra Celletti, Gabriella Martinelli, Merel Van Dijk, Eleonora Bordonaro, Bea Sanjust, Alice Pelle, Traindeville, Eleonora Betti, Agnese Valli, Vanessa Cremaschi, Adel Tirant, Sylvia De Fanti Silvia Oddi, Dalise, Giulia Mei, Valentina Amandolese, Momo e Lavinia Mancusi.

Ma siccome a fare resistenza ci si prova gusto, nella seconda metà di giugno sempre a Roma ci sarà un maxi raduno di cantautrici, anzi, il più grande raduno di cantautrici mai visto in Italia, presso l’Officina delle arti Pier Paolo Pasolini. A coordinare le tante cantautrici, molte delle quali presenti anche all’Angelo Mai il Primo Maggio, ci sarà Tosca, che nell’Officina dirige la parte dedicata alla musica, e l’autore di questo articolo, che poi sarei io.

A chiudere, per ora, il Lilith Festival di Genova, coordinato dalle tre cantautrici Cristina Nico, Sabrina Napoleone e Valentina Amandolese.

Apriamo la nostra mente: stop al sessismo

Ora, tornando al discorso che ha aperto questo articolo, per chi è nato e cresciuto con l’idea che ci fosse una distinzione tra uomo e donna, come chi scrive, nato nel 1969, cinquant’anni tra poco più di un mese, l‘essere diversi non è mai stato un pretesto per attuare discriminazioni, ma semplicemente un elemento di arricchimento. Fossimo tutti uguali sai che palle. Solo che, questo l’ho capito probabilmente anche prima di capire le esatte differenze anatomiche tra uomo e donna, grazie ai giornalini di cui sopra, ai racconti dei più grandi e alla vita, le differenze portano spesso quelli che hanno modo di esercitare un potere a farne un uso sbagliato, discriminando, marginalizzando, usando il proprio essere più forti per tenere i più deboli, socialmente, in un angolo. Quando questo succede in un campo come l’arte, che dovrebbe aiutare tutti noi ad aprire la nostra mente, non certo a praticare sessismo, razzismo o una di quelle odiose parole che finiscono per “ismo”, siamo davvero al grado zero della nostra evoluzione, facciamocene una ragione.
Il Primo Maggio, quindi, in barba ai sindacati, andate all’Angelo Mai, o seguite sui social le dirette di quel concerto, e praticate una forma di boicottaggio verso quello frequentato da soli maschietti, anche piuttosto bravi, intendiamoci, in alcuni casi molto bravi, ma pur sempre solo e soltanto maschietti, gente che piscia in piedi, ma forse dovrebbe imparare ad alzare la voce per invocare pari opportunità per le colleghe donne.