> > Carabiniere ucciso, la mamma di Finnegan Lee: "L'ha ucciso perché terrorizzato"

Carabiniere ucciso, la mamma di Finnegan Lee: "L'ha ucciso perché terrorizzato"

carabiniere ucciso Finnegan lee elder

"E' un ragazzo riflessivo che ha sofferto" assicura la mamma di Finnegan Lee Elder, il giovane accusato dell'uccisione di Mario Cerciello Rega.

“L’unica spiegazione che posso darmi se davvero risultasse coinvolto in modo diretto in questa tragedia è che fosse terrorizzato e dunque può aver reagito in modo inconsulto” spiega Leah Elder, la madre di Finnegan Lee, il 20enne americano accusato dell’omicidio di Mario Cerciello Rega.

Parla la mamma di Finnegan Lee Elder

In un’intervista a La Stampa, la 51enne parla per la prima volta dopo la tragedia, ed assicura che il figlio “è un ragazzo riflessivo che ha anche molto sofferto”. La donna non nasconde che il giovane faccia uso di droghe ma, precisa, “usava marijuana” perché in California è legale.

“Lui la prendeva con la ricetta medica, per alleviare il dolore di una menomazione fisica. Ha perso un dito e ha la mano sinistra in parte paralizzata. È un incidente che lo ha segnato. – sottolinea – Non mi sono mai accorta che usasse altre droghe”.

In base alle prime ricostruzioni, sembra che Finnegan Lee si sia confidato proprio con la madre dopo l’arresto per l’uccisione a Roma del carabiniere. I due si sarebbero parlati utilizzando il canale Facetime. La donna non nasconde il fatto che la sua famiglia è “tremendamente dispiaciuta” per la morte del 35enne, e precisa anche di avere”totale fiducia nella giustizia italiana”.

Per gli americani “tutte le garanzie del caso”

Già nella giornata di martedì 30 luglio infatti “le autorità italiane hanno permesso al Console degli Stati Uniti a Roma di effettuare una breve visita in carcere a Finnegan” ammette la 51enne. Intanto, il procuratore Nunzia D’Elia durante la conferenza stampa al comando provinciale dei carabinieri di San Lorenzo in Lucina ha puntualizzato che “i due indagati sono stati interrogati direttamente dai magistrati in una fase iniziale delle indagini, e con tutte le garanzie del caso. Nessuno aveva segni sul corpo ma era chiaro avessero consumato alcol o droga, o tutte e due le cose. Gli è stato fornito un avvocato d’ufficio, nominato un interprete, anche per Natale Hjorth che aveva detto di conoscere l’italiano”.