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Migranti, negato sbarco ad Alan Kurdi: "Il decreto resta valido"

alankurdi

"Vogliono dimostrare che non serve Salvini per contrastare chi svolge soccorso in mare".

Alan Kurdi, la nave della Ong tedesca Sea Eye rimane in mare. Il cambiamento al governo non ha portato benefici ai 13 migranti bloccati nel Mediterraneo. La nave rischia anche una multa e il sequestro.

Migranti negato sbarco ad Alan Kurdi

Il cambio di guardia al Viminale non ha portato alle Ong gli effetti desiderati. La nave Alan Kurdi di Sea Eye è ancora bloccata nel Mediterraneo ed ancora una volta le è stato negato l’accesso in territorio italiano. L’Ong tedesca racconta al Manifesto di come hanno provato ad approfittare della situazione per effettuare lo sbarco ma la risposta è stata negativa: “Ci hanno detto che il decreto sicurezza è ancora valido e quindi per noi resta il divieto di ingresso nelle acque territoriali“. Proseguendo, l’attacco al nuovo governo è chiaro: “Vogliono dimostrare che non serve Salvini per contrastare chi svolge soccorso in mare“.

Le parole di Orfini

Il dem Matteo Orfini ha commentato il nuovo divieto d’accesso alla nave Alan Kurdi e ha ribadito che il cambiamento per essere valido, deve essere totale: “Ieri il ministero dell’Interno ha negato un porto sicuro alla Alan Kurdi, da giorni in mare con 13 naufraghi. Non per rovinare la festa a nessuno, ma mi aspetto che i ministri Lamorgese, Guerini e De Micheli correggano l’errore. Discontinuità significa via le politiche di Salvini“.

La situazione a bordo

La situazione a bordo della Alan Kurdi è sempre più tragica. I migranti sono stati soccorsi il 31 Agosto nell’area Sar maltese e da allora son fermi nel Mediterraneo dato che sia l’Italia che Malta hanno negato lo sbarco delle 13 persone a bordo. L’equipaggio racconta di una situazione a rischio e chiede aiuto: “Da martedì due persone hanno sofferto di attacchi di ansia aumentando lo stress delle persone che gli sono vicine. C’è chi vorrebbe raggiungere Malta a nuoto e due ragazzi dopo aver parlato apertamente di suicidio si sono arrampicati sulle reti di sicurezza“.