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Malata di cancro non va a lavorare per 4 mesi: licenziata al rientro

malata di cancro non va a lavorare

La donna, al termine delle cure, ha scoperto che alla sua azienda è subentrata un'altra ditta, da cui è stata licenziata. È successo a Mestre

In ambito lavorativo i malati oncologici possono usufruire di una certa percentuale di invalidità o, in base alle specifiche condizioni del soggetto, dello stato di “handicap in situazione di gravità”. Ma la cosa più importante per un lavoratore malato è sentirsi accolto e sostenuto dai capi e dai colleghi, sia durante le terapie e sia nel momento di rientro al lavoro. Eppure, dopo diversi mesi di cure, una donna di Mestre ha ricevuto una spiacevolissima notizia. Malata di cancro non va a lavorare per 4 mesi, ma al suo rientro ha scoperto di essere stata licenziata. Il racconto viene direttamente dal marito della donna, che ha spiegato quanto accaduto alla testata veneta “Il Gazzettino”.

Malata di cancro non va a lavorare: i provvedimenti

Dopo 4 mesi di cure ha scoperto che alla sua azienda era subentrata un’altra ditta. Il marito ha fatto sapere che la donna ha lavorato per vent’anni presso una ditta di pulizie con l’appalto alla caserma Matter di Mestre, alla Bafile di Malcontenta e a quella di Forte Sant’Andrea a Venezia.

Finite le terapie che le hanno permesso di sconfiggere il cancro, nello scorso mese di giugno è tornata al lavoro. Al suo rientro, tuttavia, alla gioia di aver vinto la dura battaglia contro il tumore è subentrata una notizia molto poco gradita. Alla dipendente, infatti, hanno comunicato (anche in presenza del rappresentante sindacale) che alla Matter i posti erano tutti occupati. Quindi, se avesse desiderato riprendere il lavoro, avrebbe dovuto accettare il trasferimento nella sede di Malcontenta.

Si tratta solo di una decina di chilometri di distanza. Tuttavia, ha specificato ancora il marito, la donna risiede a Mogliano Veneto e beneficia delle agevolazioni della legge 104. Gode quindi del diritto di prestare assistenza all’anziana mamma malata. La suddetta legge vieta però di trasferire, senza consenso, il lavoratore che assiste un familiare disabile convivente. Al contrario, la 104 consente al dipendente di esercitare la propria professione nella sede più vicina alla persona da curare.

L’azienda, inoltre, aveva fatto sapere che tutti i “posti sono occupati”. Eppure, a detta del marito, dopo pochi giorni è stata assunta una giovane, alla quale sono stati affidate le medesime mansioni precedentemente svolte dalla compagna.

“Ci tengo a sottolineare che mia moglie svolge quel lavoro alla Matter da ben vent’anni e che in questo lungo lasso di tempo si sarà assentata per malattia, si e no, una decina di giorni complessivamente. Va detto, pure, che a giugno, quando si è presentata per riprendere il lavoro, lo ha fatto contro il parere dei medici, visto che le avevano consigliato di prolungare la convalescenza ancora di qualche mese per poter raggiungere la piena guarigione”. Queste le dichiarazioni riportate da Leggo.it e rilasciate dall’uomo a “Il Gazzettino”.