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Caso di omicidio risolto dopo anni: gli spararono davanti al figlio

caso omicidio risolto dopo anni

Carmelo Polito stava passeggiando insieme al figlio di 6 anni quando è stato raggiunto da 2 killer che gli hanno sparato contro 5 colpi.

Carmelo Polito è morto in seguito a cinque colpi di pistola 7,65, esplosi a bruciapelo alle sue spalle da due killer col passamontagna. L’assassinio avvenne nel 2011 a San Gregorio d’Ippona, in provincia di Vibo Valentia. L’uomo stava passeggiando tranquillamente per strada tenendo per mano il figlio di 6 anni. L’omicidio fu ripreso dalle telecamere di sorveglianza installate in una vicina officina meccanica. Le immagini sono risultate fondamentali per i militari del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Vibo Valentia, i quali sono riusciti a ricostruire l’agguato mafioso.

Coordinati dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Dott. Nicola Gratteri, dai Sostituti Procuratori, Dott. Andrea Mancuso della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e Ciro Luca Lotoro della Procura di Vibo, i Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia, sono riusciti a risolvere il caso di omicidio, assicurando alla giustizia colui che sparò e uccise Polito.

Caso di omicidio risolto dopo anni

Le ragioni del delitto risiedono nel fatto che Polito, oltre a essere considerata una persona aggressiva e prepotente “solita ad andare in giro a chiedere soldi o a prendersi le cose senza pagare il prezzo”, nel 2009 si rese colpevole di colpire con uno schiaffo il zio del presunto killer. A tal proposito, il gip del Tribunale di Catanzaro Carmela Tedesco scrive: “Non può allora escludersi che l’omicidio di Polito fosse una vendetta del Pannace per il torto subito dallo zio o comunque una punizione dello stesso inflittagli per il suo comportamento prepotente ed aggressivo”.

Secondo l’accusa, infatti, a sparare fu Francesco Pannace, 32 anni, già detenuto perché coinvolto in un altro efferato omicidio, quello di Giuseppe Prostamo. A incastrarlo definitivamente, un’intercettazione captata dai militari dell’Arma nell’auto intestata a Rosario Fiarè, esponente di spicco della ‘ndrangheta di San Gregorio.