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Ddl sul fine vita, cosa cambia e cosa resta in forse con il passaggio in aula

La Camera dei Deputati

Entro 24 o al massimo 48 ore il Ddl sul fine vita potrebbe ottenere il si della Camera, ecco cosa cambia e cosa resta in forse con il passaggio in aula

Dop il no della Corte Costituzionale al referendum proprio sulla scriminante giuridica dell’omicidio “dolce” arriva in discussione parlamentare il Ddl sul fine vita. Alla Camera prosegue l’iter sulla proposta di legge ma gli articoli 1 e 2 dividono i partiti. Che significa? Che si sta profilando si un primo disco verde al Ddl per le giornate fra domani, 10 marzo, e venerdì 11, ma ci sono articoli troppo simili al merito che la Consulta aveva già bocciato, perciò con ogni probabilità alla Camera passerà un Ddl sul fine vita “snello”

Ddl sul fine vita, dalla sentenza Cappato alla Camera

La proposta recepisce (finalmente) la sentenza Cappato della Consulta del 2019. Cioè? Esso garantisce quindi a persone con malattie irreversibili di chiedere il suicidio assistito senza che il personale curante possa incappare nel reato di istigazione o aiuto al suicidio e omissione di soccorso, come era successo nel caso di Dj Fabo. Ma cosa prevede la proposta di legge e cosa cambia in sostanza rispetto all’impianto normativo attuale? Il Sistema sanitario nazionale fornirebbe il supporto ma il  paziente deve rispondere ad un poker di requisiti definiti dalla Consulta: malattia, essere tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, forti sofferenze fisiche e psichiche, assistenza o rifiuto di cure palliative. La richiesta di morte deve esplicitamente avvenire per iscritto al medico curante. Il suicidio assistito potrebbe quindi avvenire in casa del paziente o in una struttura ospedaliera pubblica. A fini di legge esso andrebbe equiparato ad una “morte per cause naturali”.  

Gli emendamenti e le modifiche in corso

L’incursione per “aguzzare” la legge l’hanno compiuta Riccardo Magi dei Radicali e Doriana Sarli del M5s. Il tentativo era di far votare un emendamento al primo articolo, introducendo di fatto la morte medicalmente assistita. Riportando quindi il tema a ciò che già la Consulta aveva ritenuto irricevibile a livello referendario, cioè la parziale abrogazione dell’art. 579 del codice penale che disciplina l’omicidio del consenziente. Pd, M5s, LeU e Italia Viva fanno argine contro gli altri emendamenti, quelli del centrodestra che stanno puntando alla soppressione degli articoli 1 e 2 del Ddl. Fratelli d’Italia ad esempio vuole riformulare il numero uno arrivando a stabilire solo un tetto massimo di accanimento terapeutico. Ma il partito della Meloni è incappato nella “tagliola”, raccogliendo 180 voti a favore e 252 contro.