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Def, centrodestra sconfitto alla Camera: per 6 voti non ha raggiunto la soglia necessaria

Palazzo Montecitorio

Il testo del centrodestra non è passato alla Camera e con esso la risoluzione collegata al Def, che prevedeva uno scostamento di 3,4 miliardi nel 2023 e 4,5 miliardi nel 2024: le reazioni dai partiti

Bloccata da 6 voti. In meno. La coalizione trainata da Giorgia Meloni aveva bisogno della maggioranza assoluta dei voti per l’approvazione della risoluzione che autorizza lo scostamento di Bilancio. I numeri sperati non sono arrivati e il piano del centrodestra oggi ha subìto una battuta d’arresto nell’Aula di Montecitorio.

Gli sono mancati 6 voti

«Solo inesperienza, nessun segnale politico», ha commentato Maurizio Lupi di Noi con l’Italia. Con 195 voti favorevoli, 19 contrari e 105 astenuti, il testo non è passato alla Camera e con esso la risoluzione collegata al Def, che prevedeva uno scostamento di 3,4 miliardi nel 2023 e 4,5 miliardi nel 2024. Sono mancati sei voti alla soglia necessaria. Dopo qualche momento di stallo tra i banchi dei deputati e qualche secondo di incertezza, si è arrivati alla lettura decisiva dei voti: «Non essendo stata raggiunta la maggioranza assoluta, la risoluzione (del centrodestra) si intende respinta. Non risulta pertanto autorizzato il ricorso all’indebitamento». Lettura conclusa tra gli applausi del centrosinistra, naturalmente.

Il attesa di un testo modificato

«Il Def è finito, non è mai successo che la maggioranza non si presentasse» ha commentato Nicola Fratoianni, a cui non ha tardato a rispondere Federico Mollicone (FdI): «È solo una questione di coordinamento dell’Aula, non c’è alcun significato politico». Che succede ora? Bisognerà riscrivere il testo? È stato Lupi a dare una delucidazione a riguardo: «Formalmente verrà ripresentato un testo leggermente modificato. Il governo ora approverà una nuova risoluzione in Consiglio dei ministri. La cosa grave è che questo contenuto finanziava il taglio del cuneo fiscale dal primo maggio. Andrà rifatto il doppio passaggio al Senato e alla Camera». Punto e a capo: si bruciano così i punti all’ordine del giorno espressi da Giorgia Meloni nel cdm dello scorso 25 aprile.