> > Desi Index, Italia: poche luci e tante ombre nel digitale

Desi Index, Italia: poche luci e tante ombre nel digitale

ecommerce italia

Ancora una volta l'indice Desi commissionato dall'Ue non riserva particolari motivi di vanto per l'Italia.

L’Italia resta sul fondo della classifica che analizza i comportamenti digitali dei 28 Paesi comunitari: l’unica luce arriva dal parametro relativo all’integrazione della tecnologia applicata al business e, soprattutto, al commercio online.

L’eCommerce in Italia

Proprio sul fronte dell’ecommerce, infatti, si segnalano prestazioni di livello più europeo, come certificato anche da un recente studio di ImpresaLavoro realizzata su dati Eurostat, che segnala come più di un terzo dei cittadini italiani abbia effettuato in Rete l’acquisto di almeno un bene o un servizio nel corso dell’ultimo anno. Certo, siamo ancora lontani dalla digitalizzazione degli utenti di Regno Unito, Svezia e Danimarca, dove si viaggia vicini all’ottanta per cento di acquisti online, ma il trend italiano è comunque in crescita, anche per quanto riguarda gli strumenti a supporto dei processi.

Agli italiani piace il risparmio e la tecnologia online

Parliamo in modo particolare delle abitudini che si riscontrano negli eShopper italiani, che ormai sono maturi al punto da affidarsi quasi completamente allo smartphone e ai dispositivi mobile e sanno cercare l’occasione giusta sui vari siti di eCommerce, dai marketplace internazionali come Amazon ai siti made in Italy come ePrice o ai siti dedicati al risparmio come Groupon, approfittando di promozioni o dei tanto apprezzati codici sconto che sono proposti da varie piattaforme online, come ad esempio i codici sconto Groupon che nel 2017 hanno contribuito a dare un boost alle vendite, infatti, specialmente sugli utenti indecisi, un codice sconto può arrivare ad aumentare di 7 volte le vendite. Sul fronte dei beni più acquistati, i settori restano quelli “storici”, ovvero viaggi e vacanze, abbigliamento e soprattutto tecnologia ed elettronica di consumo, che è anche l’ambito dove il Web offre la competizione (e la scelta) maggiore.

Ma la cultura digitale stenta ad affermarsi

Passando a guardare invece gli aspetti più negativi si scopre che le ombre dell’eCommerce sono pressoché identiche a quelle che si riscontrano più in generale nella diffusione della cultura digitale nel nostro Paese: in particolare, preoccupano la scarsa partecipazione dei cittadini alla tecnologia, soprattutto per differenze culturali e di età, e la presenza di un vero e proprio digital divide che di fatto impedisce a molti cittadini italiani di scoprire il Web e i suoi vantaggi.

Indietro in Europa

E così, il Desi Index 2018 inchioda ancora una volta l’Italia sul fondo della classifica comunitaria delle prestazioni digitali, con un venticinquesimo posto su 28 Stati che è la fotografia di quanto siano “scarse” le performance digitali del nostro Paese nella competitività digitale. Le principali lacune del nostro Paese sono “penalizzanti per tutti e cinque gli aspetti considerati: diffusione della banda larga mobile, numero di utenti Internet, utilizzo di servizi online, attività di vendita online da parte delle Piccole e Medie Imprese e numero di utenti eGovernment”, come si legge nello studio realizzato dalla Commissione europea.

Prestazioni deludenti per l’Italia digitale

Nello specifico, per quanto riguarda la connettività l’Italia ottiene un valore pari a 52,8, retrocedendo di un posto rispetto alla classifica del 2017 e classificandosi al 26esimo posto fra gli Stati membri dell’UE; sul fronte del capitale umano siamo al quartultimo posto, mentre sull’utilizzo di Internet, nonostante i piccoli passi in avanti raccontati, il Belpaese va addirittura al penultimo posto. Zona retrocessione anche per l’integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, con il 20esimo posto in classifica che deriva anche dalla velocità con cui altri Paesi si stanno muovendo in questa direzione, mentre la nota migliore è quella dell’eGovernment, vale a dire l’utilizzo di Internet da parte di istituzioni governative come strumento di comunicazione con i cittadini, con le imprese e tra i diversi settori dell’amministrazione, parametro che vede l’Italia in 19esima posizione.