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Conti pubblici, Tria: "Debito al 140%? Non credo"

Giovanni Tria

Il ministro Tria ha parlato del debito dell'Italia e di un possibile "Italexit": "Non credo proprio"

Il ministro dell’economia ha risposto al suo omologo austriaco, Hartwig Loger, che ha parlato del rischio che l’Italia diventi una nuova Grecia: “Dovrebbe pensare prima di parlare”, mentre, facendo riferimento ad alcune dichiarazioni di Carlo Calenda che aveva parlato di “Italexit”, avrebbe detto: “Sono boutade in campagna elettorale”. Ma Tria ne ha avuta una per tutti e ha risposto anche a Matteo Salvini in relazione al debito: “C’è un Def che è stato approvato dal Governo ed è stato approvato dal Parlamento, che ha fatto anche una risoluzione in cui chiede di non aumentare l’Iva, ma tutto negli obiettivi di finanza pubblica specificati nel Def. Quindi il governo sta attuando solo quello che è scritto nel Def“. Il ministro ha parlato a margine dell’Eurogruppo a Bruxelles, ammonendo anche l’atteggiamento della Commissione sui conti italiani: dopo le Europee “mi aspetto che rimanga uguale. Abbiamo un’interlocuzione continua e quella rimarrà dopo le elezioni”.

Tria sul debito

“Credo che tutti debbano leggere i documenti ufficiali del governo, è normale che in campagna elettorale i mercati finanziari siano in fibrillazione, ma i fatti finora sono questi e per ora ci atteniamo ai nostri obiettivi”. Sulla crescita del debito pubblico al 140% del Pil ha risposto invece con un secco “Non credo proprio”. All’austriaco Loger ha poi detto: “Non credo che l’Austria abbia pagato quanto l’Italia, essendo il terzo contributore, per aiutare gli altri paesi compreso la Grecia. Invito gli altri amici europei a pensare prima di parlare”. Bruxelles avrebbe poi lanciato richieste di correzione dei conti, ma secondo il ministro a necessitare di un miglioramento sarebbero i metodi di calcolo: “Penso che debba cambiare la politica economica in Europa e anche quella fiscale, il fiscal compact e anche il modo in cui si stima l’output gap. Bisogna cominciare a guardare alla politica economica come Europa e non come singolo Paese”.