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Tentato aborto dopo stupro dal patrigno: Imelda torna libera

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Dopo aver trascorso 18 mesi in carcere Imelda Cortez è stata assolta da ogni accusa, riconosciuta invece vittima di stupro da parte del patrigno.

E’ finita l’odissea di Imelda Cortez, una ragazza che vive in El Salvador, rinchiusa 18 mesi in carcere con l’accusa di aver tentato un aborto. Nel Paese sudamericano infatti l’interruzione di gravidanza è un grave reato, con pene che possono arrivare a 30 anni di prigione anche quando la donna è rimasta incinta a seguito di una violenza sessuale. E’ il caso della 20enne, stuprata dal patrigno dall’età di 12 anni.

Partorisce ma non lo sa

Imelda Cortez è stata denunciata nel 2017 dopo essersi recata in ospedale. La giovane aveva raccontato ai medici di non essermi mai resa conto del suo stato di gravidanza, fino a quando nel bagno della sua casa a Jiquilisco, una zona rurale del dipartimento di Usulutlán, è nata una bambina. La ragazza, all’epoca dei fatti 19enne, svenne e a quel punto fu portata in ambulatorio per essere assistita. Lì i medici stabilirono però che la Imelda aveva tentato un aborto, denunciando la situazione alla polizia. La bambina era invece a casa e stava bene.

Imelda Cortez fu subito incarcerata, con l’accusa di tentato omicidio aggravato e aborto fallito. “Questa è l’ingiustizia più estrema e scandalosa contro una donna che abbia mai visto. Lo Stato ha ripetutamente violato i diritti di Imelda come vittima” aveva denunciato il suo avvocato Bertha María Deleón. Le forze dell’ordine infatti non credettero alla storia della giovane. Al contrario, migliaia di attivisti in questi mesi sono scesi in piazza per chiedere la liberazione di Imelda.

Dopo 18 mesi di prigione, la ragazza è stata quindi finalmente scarcerata. Nel corso del dibattimento, l’accusa di era trasformata in abbandono di minore ma alla fine i giudici hanno completamente assolto la 20enne. “Alla fine il tribunale ci ha dato ragione e il giudice ha riconosciuto che Imelda è stata vittima di violenza sessuale continua. Siamo soddisfatti – ha dichiarato il suo l’avvocato – e pensiamo che questa sentenza possa rappresentare un precedente. Speriamo che finalmente si possa cominciare ad affrontare casi come quello di Imelda in modo diverso tenendo sempre a mente quali sono i diritti delle donne”.