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Turchia, Erdogan perde ad Ankara e rischia a Istanbul

Erdogan, elezioni Turchia

L'Akp resta il primo partito del Paese, ma dopo un quarto di secolo perde il controllo di Ankara e rischia la sconfitta a Istanbul.

Quella conseguita ad Ankara dall’opposizione è una vittoria storica. Alle elezioni amministrative turche, l’Akp di Recep Tayyip Erdogan ha registrato la sua prima sconfitta, o, per meglio dire, una vittoria mutilata, oscurata dal trionfo degli avversari ad Ankara e dal testa a testa a Istambul, dove la differenza tra i due candidati (Binali Yildirim per l’Akp ed Ekrem Imamoglu per il Chp) è stata di poche centinaia di voti. Al termine del conteggio, una volta dichiarata la vittoria del partito di governo, l’opposizione ha contestato i dati e ha chiesto un secondo scrutinio.

Erdogan: “Akp primo partito”

Il presidente Erdogan, si apprende dal Corriere della Sera, ha sottolineato che “l’Akp resta con un ampio margine” la prima forza politica del Paese, “come avviene dal 2 novembre 2002. Abbiamo perso in alcune città, ma questa è l’essenza della democrazia. Ora abbiamo davanti a noi quattro anni e mezzo di lavoro, perché le prossime elezioni saranno nel 2023″. Il partito di governo, insieme agli alleati nazionalisti, ha conquistato il 56% dei Comuni. Resta, tuttavia, evidente la sconfitta ad Ankara, ferita insanabile dopo una serie di vittorie lunga un quarto di secolo. Mansur Yavas, avvocato kemalista, ha raccolto oltre il 50% delle preferenze, nella corsa contro l’ex ministro Mehmet Ozhaseki, fedelissimo di Erdogan.

Le proteste dell’opposizione

Ekrem Imamoglu ha contestato il risultato ufficiale degli scrutini a Istambul, affermando di aver conquistato la vittoria con oltre 29.000 voti di scarto. Il partito di governo “non ha la possibilità di colmare il divario”, ha continuato.

Le elezioni amministrative per eleggere sindaci e consiglieri comunali di 81 province turche sono considerate un vero e proprio referendum sulla popolarità del presidente Erdogan. Un risultato particolarmente significativo perché si inquadra in un momento di grande crisi per il Paese, con la lira ai minimi storici e un’inflazione crescente.