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Rapita e segregata per 18 anni: la storia di Jaycee, oggi donna libera

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Per oltre 18 anni è stata segregata in casa, vittima del suo aguzzino e stupratore: la storia di Jaycee Dugart, oggi mamma e donna libera.

Una bambina di 11 anni viene rapita il 10 giugno 1991 a South Lake, California: Jaycee Dugart viene trascinata con una pistola alla testa dentro una macchina da due uomini sotto gli occhi del patrigno. Segregata, viene ritrovata 18 anni dopo, madre di due figlie avute dal suo stupratore e aguzzino.

Shock a South Lake

Giugno 1991. Nel piccolo centro di South Lake, al confine tra California e Nevada, la piccola Jaycee di 11 anni si sta dirigendo alla fermata del bus accompagnata dal patrigno Carl Probyn, che la segue in bici. Come in un film dell’orrore, una scena che ha dell’irreale si verifica dal nulla: sotto gli occhi di Carl, due uomini scendono da una macchina arrivata all’improvviso, strattonando la piccola 11enne dai lunghi capelli biondi e puntandole una pistola alla testa. Carl parte in un improbabile inseguimento con la sua bici, ma l’auto dei sequestratori sparisce qualche istante dopo tra alberi e semafori. Denuncia lo scioccante episodio alla moglie Terry e agli agenti, ma la polizia locale non gli crede e comincia a indagare su di lui. Ad Antioch, piccola cittadina industriale a circa tre ore da South Lake, nessuno sa che dietro una casa di Walnut Avenue una ragazzina è tenuta in ostaggio. Dietro la folta vegetazione del giardino, una normale famiglia – composta da Phill e Nancy Garrido, nasconde la piccola Jaycee in un rifugio di fortuna fatto di tavole di legno: per Nancy è dura accettare che il marito abbia bisogno di quella bambina per appagare i suoi desideri, eppure reprime la gelosia. In quegli anni di abusi nascono due figlie: tutte e due bionde. In quella città ognuno si fa gli affari suoi, i vicini non parlano tra vicini: 122 criminali sessuali vivono ad Antioch grazie alla legge Megan, approvata per rendere pubblici i nomi dei criminali condannati per reati sessuali, il cui principale effetto, tuttavia, è quello di creare quartieri-ghetto abitati da pedofili. Solo una vicina, insospettita un giorno da una strana ragazzina dai capelli biondi – con due bambine a seguito, contatta lo sceriffo locale. Segue una perquisizione, ma nulla di fatto: nessuno controlla il giardino.

18 anni dopo

Jaycee Dugart è ormai donna, lavora nella stamperia dei Garrido nella loro abitazione, ma solo grazie allo spirito di adattamento si è abituata a sopravvivere a quello strazio: per quella strana famiglia manifesta anche uno strano senso d’amore. E’ la Sindrome di Stoccolma, che crea un legame traumatico tra la vittima e il carnefice. Intanto Phill, fanatico religioso, si mette in testa di fare proseliti per fondare una sua chiesa. Giunto all’Università di Berkeley per distribuire volantini religiosi, l’uomo viene fermato dai vigilantes che scoprono che quest’ultimo ha precedenti penali per violenza sessuale ed è in libertà vigilata. Phill viene convocato dalla polizia di Concord, vicino San Francisco, dove lavora l’agente che si occupa della sua vigilanza: Garrido si presenta con Nancy e una donna bionda che si fa chiamare Alissa. L’agente, che aveva controllato più volte la casa di Walnut Avenue senza notare la presenza di altri all’infuori dei due abitanti, chiede ad Alissa chi sia. La giovane spiega di essere fuggita dalla casa del marito e di aver chiesto ospitalità ai Garrido insieme alle figlie. Poi confessa: “Sono Jaycee Dugart”.

Oggi

La ragazzina, il cui nome era tra i missing americani più ricercati, ha cambiato vita dopo aver riabbracciato la madre Terry e il patrigno Carl, divorziatosi dalla donna a seguito della tragedia e trasferitosi in una nuova casa. Oggi Jaycee Dugart vive con la madre, la sorellastra e le figlie. Grazie all’aiuto di psicologi esperti ha ripreso una vita normale, mentre per le sue figlie – senza istruzione o cure mediche ricevute durante la segregazione – la strada è ancora difficile. L’ex bambina con la frangia bionda ha scritto un libro intitolato “A stolen life“, per raccontare la sua vita da prigioniera. Phillip Garrido, soprannominato dai media “the American Fritzl”- il mostro austriaco, sta scontando la sua condanna in carcere insieme alla moglie Nancy.