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Quasi 100 persone sono morte in Mali dopo l'attacco a un villaggio

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Le vittime appartengono al gruppo etnico Dogon ma la strage farebbe parte di un più complesso conflitto etnico tra i popoli dei Dogon e dei Fulani.

Giornate di terrore in Mali. Nella notte tra domenica 9 e lunedì 10 giugno circa 100 persone sono state uccise nel villaggio di Sobane-Kou, nella zona centrale del paese. Le vittime appartengono al gruppo etnico del Dogon e la strage farebbe parte di un più complesso conflitto etnico che da anni vede protagonisti i Dogon e i Fulani. Nel marzo scorso infatti, circa 160 persone di etnia Fulani vennero uccise in una serie di attacchi sferrati dai membri di una milizia Dogon.

I commenti della autorità

Subito dopo l’eccidio, un funzionario del comune di Koundou ha emanato alcuni dati in merito alla tragedia: “Abbiamo 95 civili uccisi al momento, i corpi sono bruciati, continuiamo a cercare cadaveri”. Un’ulteriore fonte di sicurezza ha confermato che il villaggio di quasi 300 abitanti è stato raso al suolo.

Come riportato dalla Bbc, secondo fonti governative i sospetti terroristi avrebbero attaccato il villaggio intorno alle 3 del mattino ora locale. La stessa fonte affermava inoltre che 19 persone risultavano ancora disperse.

Il conflitto Dogon – Fulani

Gli scontri tra le popolazioni Dogon e Fulani sono sempre stati una costante nella storia del Mali. I Dogon, popolo di agricoltori stanziali, mal tollerano infatti le frequenti incursioni nel loro territorio compiute dai Fulani, popolazione di pastori semi nomadi. Gli attriti tra le due etnie si ripercuotono inoltre anche sulla spartizione delle risorse naturali nei territori del Mali centrale.

La tensione è tuttavia degenerata nel corso degli ultimi anni, in concomitanza con le rivolte islamiste nel nord del paese avvenute a partire dal 2012. I Fulani infatti sono a maggioranza di religione musulmana, una caratteristica che li ha portati ad essere accusati dai Dogon di avere legami con il terrorismo islamico.

In passato gli scontri tra Fulani e Dogon venivano solitamente risolti attraverso la negoziazione. Con l’arrivo degli islamisti tuttavia il controllo governativo sui territori da loro abitati si è molto ridotto, facendo venir meno anche il ruolo di mediatore tra le parti svolto dal governo centrale.