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Barcellona, notte di violenza: Spagna evoca controllo sulla Catalogna

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Non si arresta la protesta dei catalani dopo le condanne dei leader indipendentisti. Barcellona e altre città si trasformano in campi di battaglia.

La messa in carcere di nove dei dodici leader indipendentisti catalani ha provocato un’ondata di proteste e di violenza a Barcellona ma anche a Tarragona, Lleida, Sabadell e Girona. Il bilancio provvisorio è di una cinquantina di arresti e oltre un centinaio di feriti, tra cui molti agenti della Mossos d’Equadra. Le città, ed in particolar modo Barcellona, si sono trasformate in veri e propri campi di battaglia tanto che il Ministero degli Interni spagnolo parla di “157 roghi” appiccati in varie zone. Mentre i violenti scontri erano ancora in atto, il governo spagnolo in una dichiarazione ha lasciato intendere che potrebbe imporre il controllo diretto sulla Catalogna.

Le violenze a Barcellona

Diversi gruppi di manifestanti, spesso col volto coperto, hanno infatti attaccato le sedi governative presenti a Tarragona, Girona e Lleida. “Una minoranza vuole imporre la violenza per le strade delle città catalane – viene sottolineato nella dichiarazione del governo spagnolo. – È ovvio che non abbiamo a che fare con un movimento pacifico di cittadini, ma con un qualcosa che è coordinato da gruppi che usano la violenza nelle strade per cercare di distruggere la convivenza in Catalogna“.

Ad evocare l’attivazione di una “legge di sicurezza nazionale” che conferirebbe alla polizia maggiori poteri è anche il leader del partito di destra spagnolo PP, Pedro Casado, candidato premier alle elezioni di novembre 2019 che sono state indette dopo la fallita trattativa tra il partito socialista di Pedro Sánchez e Unidas Podemos.

La violenza infatti è scoppiata nella notte di martedì 15 ottobre 2019, dopo che nella giornata di lunedì 14 ottobre c’era stata l’occupazione dell’aeroporto El Prat di Barcellona, che ha causato la cancellazione di circa 145 voli.

Gli arresti

Il portavoce del governo catalano Meritxell Budo ha sottolineato di “comprendere la rabbia” dei cittadini della regione ma “condanna ogni atto violento” e chiede a tutti di manifestare pacificamente.

Tra i leader arrestati a seguito del referendum sull’indipendenza della Catalogna del 2017 anche l’ex vicepresidente catalano Oriol Junqueras, condannato a 13 anni, il quale ha dichiarato in un messaggio audio dal carcere: “Questa non è giustizia ma vendetta”.

Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha invece accolto con soddisfazione la sentenza, affermando che le condanne confermano “il fallimento di un processo politico” che ha “lasciato dietro di sé unicamente una scia di dolore”.

Spostare il Clasico

A prendere posizione contro gli arresti anche il Barcelona Football Club, che chiede l’avvio di una “negoziazione per risolvere il conflitto” al fine di “consentire la liberazione dei leader civili e politici condannati”.

E così la Liga ha chiesto che il “Clasico”, la partita tra il Barca e il Real Madrid in programma al Camp Nou il 26 ottobre, venga spostata a Madrid per ragioni di ordine pubblico.