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Eurovision 2025 Israele, cresce la protesta: sempre più artisti per l’esclusione

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Cresce la protesta sull’Eurovision 2025 Israele: una lettera firmata da ex concorrenti solleva accuse gravi contro KAN. L’organizzazione si difende, ma la tensione continua ad aumentare.

Il sipario non è ancora salito, ma l’Eurovision Song Contest 2025 è già finito sotto i riflettori. E non per la musica. L’eco delle polemiche dell’anno scorso non si è mai davvero spenta. Fischi, cori di protesta, Eden Golan sul palco come bersaglio simbolico. E adesso? La tensione è esplosa di nuovo. Con più forza, più voci, più firme.

Più di 70 tra artisti, coristi, autori ed ex vincitori hanno detto basta, hanno firmato una lettera e chiesto l’esclusione di un paese: Israele. E l’Eurovision 2025 si ritrova ancora una volta al centro del ciclone.

Eurovision 2025 Israele: la richiesta di esclusione scuote il concorso

“Non si può fare finta di niente”, scrivono. La lettera – pubblica, diretta, pesante – accusa l’EBU di complicità. Israele, attraverso la sua emittente KAN, viene indicato come parte attiva nel “genocidio a Gaza” e nel sistema di “apartheid” verso i palestinesi. Sono parole forti. Troppo forti per essere ignorate. E chi le firma non è un gruppo qualsiasi: dentro ci sono volti noti del concorso, vincitori, cantanti, commentatori. Persone che con quel palco hanno un legame. E ora lo mettono in discussione.

Dicono che la musica non può essere usata per lavare via i crimini. Che l’edizione 2024 è stata un disastro. Politicizzata, caotica, insostenibile. E che quest’anno rischia di fare anche peggio. “Il silenzio non è più un’opzione”, si legge. In un mondo che si radicalizza, che scivola verso derive autoritarie, serve una presa di posizione. Decisa. Chiara. E secondo loro, l’unica è questa: via Israele dal concorso.

Eurovision 2025 Israele: la risposta ufficiale dell’EBU

L’organizzazione, prevedibilmente, ha risposto. Lo ha fatto con un comunicato firmato da Dave Goodman, capo comunicazione dell’EBU. Il tono? Diplomatico. Forse troppo. “Comprendiamo le preoccupazioni”, dicono. Ma aggiungono subito che l’Eurovision 2025 è un evento musicale, non politico. Che non spetta a loro giudicare i conflitti. E che Israele, finché rispetta i requisiti tecnici, ha diritto a partecipare.

Difendono l’emittente KAN. Ricordano che nel 2022 la Russia fu esclusa, ma la situazione – a detta loro – era diversa. E ribadiscono che l’obiettivo dell’evento resta quello di unire, non dividere. Di mostrare il mondo per come potrebbe essere. Ma intanto, fuori, il mondo continua a bruciare.

E questo, a molti, non basta più.