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Archeologia: Ittiti, nuove scoperte su Zippalanda, città del dio della tempesta (2)

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(Adnkronos) - "L'imponenza degli edifici ritrovati, i testi, nonché la posizione geografica - spiega D'Agostino - sono prove a sostegno dell’ipotesi che Uşaklı Höyük sia proprio la città perduta di Zippalanda dedicata al dio della tempesta. Il dio era i...

(Adnkronos) – "L'imponenza degli edifici ritrovati, i testi, nonché la posizione geografica – spiega D'Agostino – sono prove a sostegno dell’ipotesi che Uşaklı Höyük sia proprio la città perduta di Zippalanda dedicata al dio della tempesta. Il dio era infatti venerato sul vicino monte Daha, dove il sovrano ittita, secondo il testo della Festa della Primavera, si recava in pellegrinaggio con un viaggio di due giorni dalla capitale Hattuša facendo tappa proprio a Uşaklı".

Le ricerche archeologiche hanno infatti portato alla luce una serie di edifici pubblici, fra templi e palazzi, sull’acropoli e nella città bassa oltre ai resti di una cittadella fortificata dell’età del Ferro. Non ultimo nell’estate del 2018 è stato scoperto il più antico pavimento a mosaico conosciuto nel Vicino Oriente e probabilmente uno dei più antichi al mondo risalente al Bronzo Tardo. La parte sinora portata in superficie è grande circa 3 metri per 7 ed è costituita da 3.147 pezzi di pietre di forma irregolare che formano tre cornici rettangolari, ciascuna delle quali contiene tre file di triangoli di diversi colori, principalmente bianco, rosso chiaro e blu-nero.

Il progetto archeologico della Missione Archeologica Italo-Turca in Anatolia Centrale (Uşaklı Höyük Archaeological Project) in cui è impegnato l’Ateneo pisano è l’unico a direzione italiana che opera su un insediamento ittita nell’area che fu centro del regno prima e poi dell’impero. Sostenuto finanziariamente per l’anno 2020, dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dall’Università di Pisa, dalla Fondazione Oriente Mediterraneo e dall’Università degli Studi di Firenze, il progetto coinvolge archeologi, filologi, ricercatori e studenti delle Università di Pisa, Firenze, Siena e Yozgat Bozok, coordinati da Anacleto D’Agostino (Pisa), Stefania Mazzoni e Giulia Torri (Firenze), Valentina Orsi (Siena) e Demet Taşkan (Yozgat Bozok).