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Golpe in Turchia, nuove epurazioni: cacciati 928 dipendenti

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Esattamente un anno dopo dal golpe fallito, continuano ancora le "purghe" in Turchia da parte di Erdogan. I più colpiti sono i lavoratori

Esattamente un anno dopo dal golpe fallito, continuano ancora le “purghe” da parte di Erdogan. A pagarne le conseguenze maggiori, ancora una volta, i lavoratori.

Turchia, nuove epurazioni ad un anno di distanza dal golpe fallito

Ad un anno di distanza dal tentativo fallito di golpe, in Turchia continuano le “purghe” da parte di Erdogan. E a pagarne le conseguenze maggiori sono per l’ennesima volta ancora i lavoratori.

Le autorità turche hanno infatti licenziato più di novecento (928 per la precisione) funzionari del servizio pubblico. La notizia è stata riferita in un decreto di emergenza pubblicato nella bolletta ufficiale di oggi.

I numeri delle epurazioni

In particolar modo, questi 928 dipendenti pubblici sono stati cacciati per alcuni presunti legami con organizzazioni terroristiche. Entrando maggiormente nello specifico, buona parte di queste epurazioni riguarda il Ministero degli Interni e gli Enti ad esso collegato (sono 212 i soggetti coinvolti di questo settore) e le Forze Armate (in questo caso i soggetti epurati sono 205).

A partire dal luglio del 2016, più di centoquaranta mila persone sono state licenziate o comunque sospese dai loro posti di lavoro per presunti legami con Fethullah Gulan, che è il predicatore islamico che vive negli Stati Uniti e che è stato accusato di essere la mente che aveva ideato il tentativo di golpe andato in scena la scorsa estate.

In circa dodici mesi, invece, cinquanta mila persone, tra cui anche giornalisti, sono state arrestate grazie allo stato di emergenza che è stato stabilito lo scorso anno in una repressione che ha causato forti preoccupazioni nella comunità internazionale. Secondo quanto dichiarato dal ministro della Giustizia turco, Bekir Bozdag, le persone che sono state indagate per il tentativo di colpo di stato fallito sono state 168 mila.

Come già detto in precedenza, sono in tutto 928 le persone che sono state licenziate dopo l’ultimo decreto, compresi funzionari pubblici che lavorano nei Ministeri di Difesa, Interni ed Esteri. Le autorità turche hanno anche cacciato dieci generali in pensione, secondo il decreto. Nelle stesso, viene dichiarato che cinquantasette funzionari e personale militari sono tornati al loro posto di lavoro. Tra questi anche ventotto funzionari del Ministero della Giustizia e delle Istituzioni.

Sono state invece chiuse sei organizzazioni, tra cui tre centri nel sud-est. Tra questi centri chiusi troviamo anche Dicle Media News Agency con sede nella città di Diyarbakir, di maggioranza curda. Da luglio, inoltre, sono state chiusi una decina di media, tra cui giornali ed emittenti