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Morte Berlusconi, parla Salvatore Borsellino: "Sapeva la verità sulla morte di mio fratello, non la conosceremo mai"

Paolo Borsellino e Silvio Berlusconi

Dopo la scomparsa del leader di Forza Italia, il fratello di Paolo Borsellino torna a parlare delle stragi del '92 e del '93 di cui Berlusconi fu accusato di essere mandante: "Spero che non riposi in pace"

«Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Rispose così Silvio Berlusconi ai giudici che gli chiesero cosa sapesse della trattativa Stato-mafia. La Procura di Palermo aveva scoperto incontri tra Silvio Berlusconi e alcuni esponenti di Cosa Nostra. Le indagini avevano parlato chiaro: scambio di denaro in cambio di protezione. Ma nessuna sentenza condannò mai il leader di Forza Italia.

Le accuse a Silvio Berlusconi

Nel 2016 il boss Giuseppe Graviano (Martidduzzu) parlò a un compagno di cella durante l’ora d’aria dicendo: «Berlusca mi ha chiesto questa cortesia, per questo è stata l’urgenza […]» e la Procura di Firenze decise di aprire nuove indagini su Berlusconi, accusandolo di essere mandante esterno delle stragi del 1992 e del 1993. L’inchiesta non andò avanti. Nel 2020 sempre Graviano raccontò ai giudici di un investimento di un suo parente nelle aziende di Berlusconi e di importanti cene condivise. L’allora difensore di Berlusconi, il legale Niccolò Ghedini, respinse le accuse del mafioso sostenendo che le sue dichiarazioni erano «totalmente e platealmente destituite di ogni fondamento, sconnesse dalla realtà nonché palesemente diffamatorie». Bastò a far cadere le accuse e scivolare la questione nel dimenticatoio, una volta per sempre.

Parla il fratello di Paolo Borsellino

Dopo la morte del politico, Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo ucciso da Cosa Nostra con una bomba in via D’Amelio a Palermo il 19 luglio del 1992, decide di lasciare una dichiarazione a Fanpage.it. Eccone un estratto:

«Non sono cristiano. Ma, se devo dire una cosa, voglio sperare che (Berlusconi, ndr) non riposi in pace. Così come non riposano in pace tutte le vittime delle stragi di mafia nel nostro Paese, su cui c’è ancora un forte punto interrogativo. Berlusconi era ancora indagato dalla Procura di Firenze (insieme a Dell’Utri, ndr) come mandante esterno delle stragi del 1992 e del 1993. Purtroppo ormai non potrò confidare in una giustizia, […] ci sono dei segreti riguardo la verità sulle due stragi. Con la scomparsa di Berlusconi, si chiuderanno ora probabilmente le inchieste per morte dell’indagato e la verità non verrà mai fuori. Tuttavia, si può sperare che i Graviano decidano di collaborare con la magistratura. Se finora hanno confidato nell’aiuto di Berlusconi per uscire dal carcere, spero che adesso, resa vana la loro speranza, decidano di collaborare. Ma sarà molto difficile».