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Investire in startup digitali: qual è l’elemento più importante da considerare?

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All’interno del mio omonimo blog J.L. Marshall mi è capitato più di una volta di parlare di startup digitali, poiché nel mondo dell’economia sono sicuramente uno dei temi più caldi e più interessanti. Quanto appena detto è suffragato dal fatto che ci sono sempre più imprenditori (non solo...

All’interno del mio omonimo blog J.L. Marshall mi è capitato più di una volta di parlare di startup digitali, poiché nel mondo dell’economia sono sicuramente uno dei temi più caldi e più interessanti. Quanto appena detto è suffragato dal fatto che ci sono sempre più imprenditori (non solo giovani), i quali aprono startup digitali da un lato, mentre invece dall’altro questa realtà attrae anche l’interesse di parecchi investitori i quali vedono in queste aziende un modo per poter ricavare buoni ritorni sull’investimento.

Hype e aspettative

Come spesso avviene nel mondo dell’economia, non bisogna lasciarsi ingannare dai facili entusiasmi poiché il modello della startup digitale che viene osannato e quasi sempre quello “made in USA”, il quale ha dei risvolti che è assolutamente necessario conoscere. Infatti, soprattutto nel settore tecnologico, esistono non poche differenze nel modo di fare impresa in Italia rispetto al mondo anglosassone tipicamente USA. Normalmente in Italia, sia che si tratti di imprenditori o di investitori, il fine principale di un’impresa è quello di generare, il prima possibile, un buon profitto che ripaghi lo sforzo economico necessario per avviare l’impresa. Invece nel mondo delle startup tecnologiche americane il focus non è sul generare profitto subito, ma di creare il cosiddetto hype ovvero un senso di attesa spasmodica, mista a entusiasmo, verso qualcosa che viene fatto percepire come incredibile, fantastico e innovativo. Quanto appena detto è valido a prescindere dal fatto che una certa azienda digitale non abbia ancora generato neanche un centesimo di profitti: in pratica ciò che conta è creare un grosso hype fine a se stesso, slegato quindi da eventuali profitti. Perché? Qual è il fine ultimo di questa strategia basata sul creare moltissimo hype, coinvolgimento, entusiasmo e grande attesa? Il fine ultimo è sempre quello di quotarsi in borsa e poi guadagnare grazie alle vendite delle quote azionarie della startup, facilitate enormemente dall’hype che è stato creato ad arte intorno alla startup digitale stessa.

I risvolti

A questo punto i fondatori e i finanziatori, se tutto va come deve andare, diventano molto ricchi. Tuttavia, esiste un rovescio della medaglia: chi ha comprato le azioni, sperando poi di guadagnarci rivendendole, si ritrova a essere proprietario di un pezzetto di società che non ha ancora un modello di business e non è detto, quindi, che in futuro sarà davvero in grado di generare profitti. Quanto appena detto non è solo un’ipotesi negativa, ma uno scenario che purtroppo si è rivelato più volte vero in passato. Pertanto, prima di acquistare azioni di una startup digitale che genera molto hype, bisogna sempre fare qualche ricerca per capire se si sta parlando di un’azienda con un solido modello di business, in grado di generare reali profitti, oppure di una società creata apposta per attirare investitori che non sono realmente consapevoli di ciò in cui andranno a investire.