La partecipazione di Israele all’Eurovision Song Contest 2026 è diventata oggetto di forte dibattito internazionale. Mentre alcuni paesi sollevano preoccupazioni legate al conflitto a Gaza e a presunti problemi di correttezza del voto, l’European Broadcasting Union ha confermato la sua ammissione, scatenando annunci di boicottaggio da parte di diverse emittenti europee.
Israele confermato all’Eurovision Song Contest 2026
L’European Broadcasting Union (EBU) ha deciso di autorizzare la partecipazione di Israele alla prossima edizione dell’Eurovision Song Contest, prevista a maggio 2026 a Vienna. La decisione arriva nonostante alcune nazioni avessero richiesto l’esclusione del Paese, citando motivi legati alla crisi umanitaria a Gaza e a presunte irregolarità nelle procedure di voto.
Invece di votare sull’ammissione di Israele, i membri hanno approvato un nuovo set di regole per rafforzare la trasparenza e l’integrità della competizione. A favore della partecipazione di Israele alla 70esima edizione di Eurovision hanno votato in 738, mentre 265 si sono espressi contro e 120 si sono astenuti.
Israele, sì ad Eurovision Song Contest 2026: i Paesi pronti a boicottare dopo la decisione
La conferma della partecipazione di Israele ha provocato reazioni immediate: Irlanda, Spagna e Paesi Bassi hanno comunicato che non prenderanno parte all’edizione 2026 come forma di protesta, come riportato in anteprima dalla BBC. Altre emittenti europee stanno valutando posizioni simili, citando preoccupazioni etiche e umanitarie legate al conflitto nella Striscia di Gaza.
Dopo l’annuncio, le emittenti pubbliche di Spagna (RTVE), Paesi Bassi (Avrotros) e Irlanda (RTÉ) hanno immediatamente confermato che non parteciperanno alla prossima edizione. Anche la televisione slovena RTV, che nei mesi scorsi aveva minacciato di boicottare l’evento per lo stesso motivo, ha ribadito che la sua posizione «rimane la stessa».
La decisione evidenzia le tensioni politiche che accompagnano l’evento musicale e il delicato equilibrio che l’EBU cerca di mantenere tra inclusione e sensibilità internazionale.