Nel 2024 si è raggiunto un nuovo picco: 80.991 lavoratori minorenni tra i 15 e i 17 anni risultano attivi in Italia.
Lavoratori minorenni Italia, un record che fa rumore
Un dato che arriva dritto dal terzo Report Unicef, pubblicato proprio in occasione della giornata internazionale dedicata. Alcuni numeri fanno male: il Trentino Alto Adige segna il 21,63% di minori coinvolti, la Valle D’Aosta il 15,34%, l’Abruzzo l’8,46%.
Ma a colpire, più di tutto, è la crescita rapida e costante.
Nel 2021 erano 51.845. Poi 69.601 nel 2022. Quindi 78.530 nel 2023. E oggi, il record. Il tutto accompagnato da un’impennata degli infortuni sul lavoro di lavoratori minorenni: da 5.816 nel 2020 a 18.825 nel 2023 solo per i minori tra 15 e 17 anni. Sei di questi, mortali. Sei vite interrotte.
Il presidente di Unicef Italia, Nicola Graziano, ha ricordato l’articolo 32 della Convenzione sui diritti dell’infanzia. Il lavoro minorile non dovrebbe esistere. Non così. Non in questi numeri.
Lavoratori minorenni Italia, infortuni e stipendi sotto la lente
C’è un’altra faccia della medaglia. Ed è fatta di stipendi bassi e rischi altissimi. Tra il 2019 e il 2023, 330.864 denunce di infortunio sono state presentate all’Inail da lavoratori minorenni con meno di 19 anni. Più della metà riguardano minori di 14 anni. Fa paura solo leggerlo. Le denunce con esito mortale? 84. Di cui 73 nella fascia 15-19 anni. Le regioni peggiori? Veneto, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Calabria.
Intanto, il reddito medio settimanale per un lavoratore minorenne resta basso. I maschi sono passati da 297 euro nel 2018 a 326 nel 2023. Le femmine da 235 a 262. Poche centinaia di euro per rischiare troppo.
E allora si torna lì, sempre lì: a quell’articolo 32. A una promessa. E a una realtà che, a guardarla oggi, è ancora molto lontana.