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Le Pen vs Macron: i candidati delle presidenziali francesi 2017

Le Pen

A due giorni dalle elezioni, vi presentiamo i due candidati alla presidenza dell'Eliseo: Emmanuel Macron, leader del movimento centrista "En Marche!", e Marine Le Pen, leader del partito di estrema destra "Front National".

Il primo turno delle presidenziali francesi ha emesso il verdetto: saranno Emmanuel Macron e Marine Le Pen a sfidarsi nel ballottaggio del prossimo 7 maggio, in cui verrà scelto il nuovo presidente della Repubblica francese per i prossimi cinque anni. In tanto, a seguito del dibattito televisivo, Emmanuel Macron sale nei sondaggi: l’ultimo, realizzato da Elabe per BFM-TV e L’Express, lo dà vincente con il 62% dei voti, contro il 38% della sfidante Le Pen.

Il risultato di domenica è lo specchio di un nuovo bipolarismo, ma soprattuto è il segnale forte che hanno perso i partiti tradizionali e hanno vinto i presunti ribelli.

Dopo l’America con Donald Trump, l’Inghilterra con la Brexit, tocca alla Francia dare uno scossone forte alla “tradizione” ed entrare in una fase nuova della storia: che vinca Le Pen o che trionfi Macron, infatti, per il popolo francese niente sarà più come prima.

Da un lato abbiamo Marine Le Pen, leader del partito di estrema destra Front National, dall’altro abbiamo Emmanuel Macron, ex banchiere ed ex socialista, fondatore del movimento centrista En Marche!: la prima propone di uscire dall’Euro e pensa di “fermare l’immigrazione legale ed illegale” in particolare dai paesi musulmani; il secondo invece, è il candidato più europeista della politica francese e non ritiene l’immigrazione tra le cause del terrorismo francese. Stessi temi, ma obbiettivi totalmente opposti. Vediamoli nel dettaglio.

La politica di Marine Le Pen

La Le Pen, ha saputo da subito imporsi come quella che, fuori dai compromessi, è pronta ad andare contro il sistema: quindi contro ogni richiesta dell’Unione Europea ed è pronta ad andare fino in fondo, che sia l’uscita dalla Nato o quella dall’Euro.

Ha fatto leva sulla paura dei francesi dopo gli ultimi attacchi terrostici: nel suo programma elettorale propone l’espatrio dei criminali stranieri attraverso accordi bilaterali, stop alla naturalizzazione degli stranieri entrati illegalmente in Francia ed allo ius soli e riduzione dell’immigrazione legale a 10.000 stranieri all’anno (ma oggi la Francia ne accoglie più di 220 mila all’anno).

Non solo, punto forte della politica del Front National è stata la sicurezza: è stato studiato infatti, un piano di disarmo delle banlieu, rimettendo sotto controllo le “zone far west”, il riferimento ovviamente è alle periferie delle grandi città francesi – in gran parte abitate da cittadini di religione musulmana – . Per riuscirci, la Le Pen, è disposta a colpire la criminalità minorile bloccando i sussidi sociali alle famiglie con minori recidivi ed aumentare di 40.000 posti la capienza carceraria.

La politica di Emmanuel Macron

Macron è l’emblema di questo cambiamento: si è inventato un movimento che si pone come obiettivo quello di prendere voti sia destra che a sinistra. Non è stato tanto importante l’essere effettivamente fuori dalle parti, ma il saper dimostrare che con lui non ci sarebbe più stata la vecchia guardia. In tema di sicurezza, anche Emmanuel Macron, come la sua avversaria, ha proposto di aumentare la dotazione delle carceri francesi, fornendole di 15.000 nuovi posti. Il candidato liberale intende inoltre aumentare l’organico delle forze di polizia di 10.000 unità e aumentare la spesa per la sicurezza, in particolare, intende incrementare il sostegno alla cybersecurity. Non solo: recentemente, un po’ a sopresa, ha proposto un servizio militare obbligatorio mensile per tutti i giovani ( un progetto simile è stato proposto dalla Lega di Salvini).

Sul fronte immigrazione, invece, il leader di “En Marche!” non intende prendere provvedimenti forti come la Le Pen, unico punto programmatico è la creazione di una guardia transfrontaliera europea per la salvaguardia delle frontiere esterne dell’Unione, sul modello proposto da Frontex.

Tra economia, lavoro e welfare

Il programma economico di “En Marche!”

Se sicurezza ed immigrazione sono i punti forti del programma di “Front National”, “En Marche!” fa della politica economica e del lavoro i suoi cavalli di battaglia.

Macron infatti vuole “porre le basi per un nuovo modello di crescita, giusta e sostenibile (anche dal punto di vista macroeconomico) perché ecologica e al servizio della mobilità sociale“. Schieratosi apertamente con l’idea di non abbandonare l’eurozona, il candidato di Amiens ha comunque criticato l’austerity di bilancio imposta dall’Unione, indicando come obiettivo il rispetto del limite del 3% di deficit nel rapporto con il PIL (nel 2016, secondo la Commissione Europea, ancora al 3,3%).

Il programma del “centrista” propone un imponente piano di investimenti pubblici per 50 miliardi in 5 anni allo scopo di sostenere la transizione digitale ed ecologica del paese. Per coprire questi nuovi finanziamenti, è stata prevista la riduzione della spesa pubblica per ben 60 miliardi entro un quinquennio, grazie a un maggiore efficienza della pubblica amministrazione, il mancato rinnovamento di 120.000 dipendenti pubblici e l’aumento occupazionale che dovrebbe permettere di ridurre la spesa per gli ammortizzatori sociali.

Il programma economico di “Front National”

Totalmente all’opposto la linea economica prevista dalla candidata di destra. La Le Pen, ha fatto del patriottismo economico e dell’abbandono del libero commercio, il suo punto di forza.

L’idea è quella di imporre barriere doganali a difesa dei settori strategici e contro beni importati da grandi gruppi francesi che hanno delocalizzato la produzione all’estero, un piano chiamato “protezionismo intelligente”. In particolare, sarà previsto un dazio doganale del 3% su gran parte delle importazioni (che porterebbe a un gettito di circa 15 miliardi l’anno), ma non su tutte: “non ha senso – ha dichiarato Marine Le Pen – un’imposta su tutti i prodotti di tutti i paesi. Non tasseremo ad esempio il caffè, dal momento che la Francia non ne produce, e non c’è motivo di tassare alcuni paesi dell’Unione Europea. Tasseremo invece chi fa dumping sociale e fiscale”.

Altro punto di forza è l’uscita dall’Unione Europea: attraverso un referendum popolare ed il finanziamento del debito pubblico da parte della banca centrale francese (molti economisti prevedono, però, che questo porterà ad un’iperinflazione ed a un forte aumento dei tassi di interesse), oltre all’istituzione di un’Autorità di Sicurezza Economica che limiti gli investimenti stranieri rischiosi per l’interesse nazionale.

Due leader, due partiti e due programmi totalmente agli antipodi, ma che sicuramente porteranno una svolta alla storia francese e a quella europea.