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Compie due anni la legge sulle Unioni Civili

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Una prima analisi sui risultati della legge Cirinnà, a due anni dall'approvazione della legge sul riconoscimento delle unioni civili

Compie due anni la legge Cirinnà, il dispositivo legislativo che fornisce tutela e riconoscimento dello Stato per le unioni civili. Proposto per la prima volta nel lontano 1986, e riproposto nel corso del tempo da associazioni e singoli parlamentari, il riconoscimento delle unioni civili è da sempre materia di scontro politico. Uno scontro che ha però trovato una sua composizione nel corso del 2016 con l’approvazione della “legge Cirinnà” la quale porta il nome dalla deputata del Partito Democratico da cui è partita la proposta e a cui è affidato il compito di regolamentare le unioni civili tra persone dello stesso sesso, oltre che fornire una disciplina delle convivenze. A due anni dalla sua promulgazione possiamo osservarne i primi risultati.

Più di 17.000 persone ne hanno usufruito

Secondo i dati calcolati dal Ministero degli Interni, aggiornati al 31 Dicembre del 2017, infatti, in questo lasso di tempo sono state oltre 17 mila le persone delle stesso sesso che hanno deciso di presentarsi ai sindaci italiani per sancire ufficialmente la loro unione e 8.506 le coppie gay unite in matrimonio, di cui 6073 nel solo 2017.
A usufruire della legge sono state soprattutto coppie di uomini: le unioni maschili rappresentano infatti i tre quarti del totale. Si tratta per la maggior parte di adulti, in molti casi anche avanti con gli anni, e il fenomeno riguarda molto meno i giovani; persino secondo Monica Cirinnà “C’è stata una corsa delle coppie consolidate, quelle che vivono insieme da anni, ad accedere ai doveri e ai diritti del matrimonio”.

I Numeri

Per dare qualche numero su base regionale possiamo osservare che fra le 6.073 coppie registrate nel corso del 2017, 1.514 di queste sono in Lombardia, 915 nel Lazio, 645 in Emilia Romagna e 599 in Toscana. Numeri più bassi per quanto riguarda il Piemonte, dove le unioni registrate si fermano a 597, per scendere ancora nel Veneto, dove sono state 444. A fine classifica le regioni del sud e le isole: solamente 261 unioni registrate in Campania, e 95 in Sardegna. Agli ultimi posti la Calabria con 24 unioni civili celebrate, 6 la Basilicata e 3 il Molise.
Per quanto riguarda le città, a guidare la classifica è stata Roma, con 845 unioni. Segue Milano con 799, mentre fanalini di coda sono Isernia ed Enna – ciascuna con 1 sola unione. A fine classifica troviamo la città di Crotone, dove non se ne è registrata nessuna.

Non si smorzano le polemiche politiche

Proprio nel giorno del compleanno della legge Cirinnà una serie di dichiarazioni del neoministro alla famiglia e alla disabilità Lorenzo Fontana hanno riportato l’attenzione sulla materia; si tratta di una polemica che prende piede nei giorni scorsi, e che nasce dalle sue dichiarazioni in materia di coppie omosessuali. “Sono cattolico, non lo nascondo” – ha infatti dichiarato il titolare del dicastero – “ed è per questo che credo e dico che la famiglia sia quella naturale, dove un bambino deve avere una mamma e un papà”, per poi proseguire in riferimento alle famiglie arcobaleno dicendo:”Una legge in proposito non esiste e, quindi, in Italia non esistono”.

Le frasi incriminate

Ad alzare i toni dello scontro non sono state solo le posizioni espresse da Fontana in materia di coppie omosessuali, infatti anche le sue dichiarazioni sul ruolo della donna nella società non sono passate inosservate. Le dichiarazioni del ministro, che ha lamentato “il troppo elevato numero di aborti”, hanno causato una serie di dure reazioni. “Non permetteremo un nuovo Medioevo sulla pelle delle donne”, ha promesso su Twitter la deputata PD Alessia Morani.” e sempre dalle fila del PD le fa eco Mattia Mor, il quale dichiara che “Un ministro della Repubblica che dice cose aberranti sui diritti delle donne e sulle famiglie arcobaleno è la cifra di un governo rivolto al passato più buio”.

Anche la “madrina” della legge, la deputata Cirinnà, ha voluto sottolineare il proprio disappunto rispetto alle dichiarazioni del Ministro presentandosi in aula con una maglietta rosa con la scritta “Famiglie Arcobaleno, associazione genitori omosessuali”.

Anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana si esprime a riguardo: “Il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana? È stato mal interpretato” dichiarando ai microfoni di radio Lombardia come “I diritti per le unioni esistono e sono stati riconosciuti. Ma non soltanto dei gay, anche delle coppie di fatto”. “Però, altra cosa è il concetto di famiglia. Tecnicamente, secondo la Costituzione, la famiglia è quella tra uomo e donna. Le altre sono delle unioni che devono avere analoghi diritti. Ma sono una tecnicamente diversa”.

Salvini si schiera

Hanno comunque contribuito a smorzare gli animi le dichiarazioni di Salvini, secondo il quale ognuno è sì libero di avere le proprie opinioni, ma essendo assenti nel contratto di governo riferimenti alla modifica dell’ordinamento in materia, ha messo un deciso freno alle preoccupazioni materializzate nei giorni precedenti.

L’arcigay plaude ai risultati di questi due anni

Una legge a cui è affidato il compito di fornire a tutti le stesse possibilità, permettendo il riconoscimento di relazioni di lunga durata, ad esempio un cittadino 93enne ed il suo compagno 87enne del nord – che stavano insieme dal 1960 – hanno potuto veder riconoscere il proprio rapporto dallo stato.
Per il presidente dell’Arcigay Fabio Romani il bilancio di questi due anni è ottimo: “Questa legge ha fatto la felicità di quasi 18 mila persone, prima invisibili e che ora hanno un riconoscimento da parte dello Stato”.

Racconta di aver partecipato “a tantissime unioni civili sia nelle grandi città, sia in piccoli paesi. E sempre tutta la comunità ha partecipato alla gioia delle coppie”, riconosce però una disparità tra nord e sud del paese: “anche se i numeri parlano chiaro, sono sicuro che nel tempo si raggiungerà più omogeneità. Rispetto a dieci anni fa nel sud la situazione si è sbloccata ed anche se non ci sono sindaci leghisti o integralismi religiosi forse le persone non si sentono ancora così protette. Il dato inaspettato è che ad usufruire di questa legge sono state le persone avanti con gli anni” Ma i numeri, secondo Romani, “rappresentano un segnale di quanto questa legge fosse attesa”.