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Il dibattito sul suicidio assistito in Italia è tornato al centro dell’attenzione grazie al caso di Libera, una donna di 55 anni della Toscana, completamente paralizzata e impossibilitata ad autosomministrarsi un farmaco letale. Diciamoci la verità: l’idea che una persona in condizioni disperate debba lottare per un diritto fondamentale come quello di scegliere come porre fine alle proprie sofferenze è un affronto alla dignità umana.
La recente decisione della Corte Costituzionale di dichiarare inammissibile la questione di legittimità costituzionale sull’omicidio del consenziente non è solo una sentenza, ma un manifesto di indifferenza verso le reali necessità di chi vive nel dolore.
La realtà scomoda del suicidio assistito
La Corte ha invitato a trovare strumenti adeguati per consentire a chi non può autosomministrarsi di accedere al suicidio assistito, ma la realtà è che non esistono dispositivi idonei sul mercato. Secondo le verifiche effettuate dall’Azienda sanitaria, Libera non è un caso isolato. Infatti, sono molte le persone in condizioni simili, completamente dipendenti dai caregiver per le attività quotidiane e, di conseguenza, escluse dalla possibilità di esercitare il proprio diritto. La situazione attuale sembra quasi una beffa per chi ha lottato per ottenere una legislazione più giusta e accessibile. Mentre tutti fanno finta di ignorare il problema, è chiaro che il nostro sistema sanitario non riesce a garantire un diritto così fondamentale.
In un contesto in cui la tecnologia avanza a passo spedito, è inaccettabile che non ci siano soluzioni pratiche per un diritto così fondamentale. E qui emerge un’altra verità scomoda: il nostro sistema sanitario sembra non essere in grado di garantire il diritto all’autodeterminazione per chi è affetto da gravi patologie. Libera ha rifiutato la sedazione profonda non per un capriccio, ma per il desiderio di essere lucida fino all’ultimo respiro, un desiderio che dovrebbe essere rispettato e supportato. So che non è popolare dirlo, ma è ora di affrontare questa questione con la serietà che merita.
Le implicazioni legali e politiche
Il pronunciamento della Corte ha scatenato reazioni contrastanti nel panorama politico. Da un lato, c’è chi vede nella sentenza una chiusura definitiva a ogni tentativo di legalizzare l’eutanasia in Italia. Dall’altro, l’opposizione, con il PD in prima linea, denuncia la decisione come una mancanza di sensibilità verso i diritti dei cittadini. E qui il re è nudo, e ve lo dico io: la vera battaglia non è solo legale, ma culturale. In un paese dove il dibattito sul fine vita è costantemente rimandato, ci si deve chiedere chi rappresenti realmente il bene comune.
Stefano Ceccanti, costituzionalista, ha messo in evidenza l’importanza del Servizio sanitario nazionale nel garantire i diritti dei cittadini. Ignorare questo aspetto equivarrebbe a negare un diritto fondamentale. La Corte ha chiarito che escludere il SSN da una questione di vita o di morte è inaccettabile e illegittimo. Tuttavia, il governo Meloni si trova di fronte a una responsabilità gravissima: non solo deve rispondere alle istanze di chi soffre, ma deve anche affrontare le conseguenze politiche di una scelta che coinvolge la dignità e i diritti umani. La realtà è meno politically correct: in un momento in cui la gente chiede più libertà di scelta, ci si ritrova di fronte a una giustizia che sembra zoppicare.
Conclusioni che disturbano
La questione di Libera non è solo una questione legale, ma un grido di aiuto per tutti coloro che si sentono imprigionati in un corpo che non risponde più. La decisione della Corte Costituzionale non chiude il dibattito, ma lo riapre con una forza inedita. Da qui in avanti, spetta a noi cittadini e ai nostri rappresentanti politici lavorare per garantire che il diritto all’autodeterminazione diventi una realtà e non solo una chimera. Invito tutti a riflettere su questo tema con un pensiero critico: cosa significa veramente il diritto di scegliere? E quanto siamo disposti a lottare affinché esso venga rispettato per tutti, indipendentemente dalle loro condizioni di salute?