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Manovra finanziaria 2017, cosa sta succedendo fra Roma e Bruxelles

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Continua il botta e risposta fra Italia e Unione Europea in merito alla manovra finanziaria 2017. Renzi attacca Bruxelles, ma Juncker se ne frega. Il presidente della Commissione UE Jean Claude Juncker, accusato dal premier italiano Matteo Renzi di perpetrare ancora la politica dell’austerity, ha...

Continua il botta e risposta fra Italia e Unione Europea in merito alla manovra finanziaria 2017. Renzi attacca Bruxelles, ma Juncker se ne frega.

Il presidente della Commissione UE Jean Claude Juncker, accusato dal premier italiano Matteo Renzi di perpetrare ancora la politica dell’austerity, ha risposto a chiare lettere di essere più che mai deciso ad andare avanti per la sua strada. “Me ne frego, in realtà”, ha dichiarato Juncker a commento delle accuse rivoltegli da Roma.

“Non siamo una banda di tecnocrati e di burocrati”, ha aggiunto poi il presidente della Commissione, il quale ha voluto sottolineare il ruolo cruciale dal punto di vista politico dell’istituzione da lui presieduta.

Spese eccezionali da scorporare: immigrazione e sisma

Il tema in discussione è sempre lo stesso di qualche settimana fa, ovvero il deficit del nostro paese. Nella sua attuale stesura, la manovra finanziaria si spinge fino ad un 2,3%, valore sgradito a Bruxelles, nonché inatteso, dal momento che ci si aspettava un 1,5 – 1,6% al massimo.

Il motivo ufficiale di questo cambio di rotta è stato spiegato dal presidente del Consiglio Renzi e dal ministro dell’Economia Padoan in più occasioni. Nella redazione della nuova legge di bilancio sono state considerate come eccezionali tutte le spese relative alla gestione dell’immigrazione e dell’emergenza sisma. Nonché, come ha evidenziato in prima persona Matteo Renzi, le spese per la messa a norma anti sismica degli edifici scolastici italiani.

Polemica fra Juncker e Renzi

“Juncker dice che faccio polemica”, ha dichiarato il premier, “noi non facciamo polemica, non guardiamo in faccia a nessuno, perché una cosa è il rispetto delle regola, altro è che queste regole possano andare contro la stabilità delle scuole dei nostri figli. Si può discutere di investimento per il futuro, ma sull’edilizia scolastica non c’è possibilità di bloccarci: noi questi soldi li mettiamo fuori dal patto di stabilità, vogliano o meno i funzionari di Bruxelles”.

Fra Renzi e Juncker, a fare da paciere ci stanno provando il Commissario Moscovici e il ministro Padoan. Il problema sono però a questo punti i toni delle ultime dichiarazioni del presidente della Commissione Ue, secondo il quale l’Italia deve smettere di accusare Bruxelles di continuare le politiche di austerità “come erano state messe in atto in precedenza”, “se lo si vuole dire si può fare, ma in realtà io me ne frego”.

Prudente il commento di Moscovici, che ha definito “dirette” le parole di Juncker. Drastico invece il ministro degli Esteri Gentiloni, intervenuto per sottolineare come “certi limiti non vadano oltrepassati”.