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Messico, giornalista ucciso nello studio di registrazione dove stava lavorando

Heber López Vásquez

Heber López Vásquez, direttore del giornale locale Rcp Noticias, è stato ucciso nella notte nello studio di registrazione dove stava lavorando.

Heber López Vásquez, direttore del giornale locale Rcp Noticias, è stato ucciso nella notte nello studio di registrazione dove stava lavorando. 

Messico, giornalista ucciso nello studio di registrazione dove stava lavorando

Heber López Vásquez, direttore del giornale locale Rcp Noticias, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco nella notte, nello studio di registrazione in cui stava lavorando, nella zona Espinal a Salina Cruz, nello stato di Oaxaca. Si tratta del sesto giornalista ucciso dall’inizio del 2022. Due persone sono state arrestate in relazione all’omicidio del giornalista, che aveva ricevuto minacce sul lavoro. L’uomo aveva denunciato più volte atti di corruzione da parte di funzionari politici locali. 

Il sesto giornalista ucciso in Messico

Dall’inizio del 2022 sono stati uccisi sei giornalisti in Messico. A Tijuana sono stati uccisi la giornalista Lourdes Maldonado, il fotoreporter Margarito Martinez Esquivel e il giornalista Marco Ernesto Isla. A Veracruz è stato ucciso il giornalista Jose Luis Gamboa e a Zitacuaro il cronista Roberto Toledo. Ci sono state anche proteste dei cronisti e della società civile. Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti in Messico negli ultimi 30 anni sono stati uccisi 140 giornalisti.

Reporter Senza Frontiere: “Il Messico sprofonda in una spirale di violenza e impunità”

Secondo Reporter Senza Frontiere “il Messico continua a essere uno dei paesi più pericolosi e letali per i media. Nonostante alcuni recenti progressi, sta sprofondando sempre più in una spirale di violenza e impunità. La collusione tra funzionari e criminalità organizzata rappresenta una grave minaccia per l’incolumità dei giornalisti e paralizza il sistema giudiziario a tutti i livelli. I giornalisti che si occupano di storie politiche o criminali delicate, soprattutto a livello locale, vengono avvertiti, minacciati e poi spesso uccisi a sangue freddo. Altri vengono rapiti e mai più trovati, oppure fuggono all’estero come unico modo per assicurarsi la sopravvivenza. Andrés Manuel López Obrador, presidente del Messico dal dicembre 2018, non ha ancora attuato le riforme necessarie per frenare questa violenza e questa impunità“.