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Il possibile ruolo dei militari italiani dopo il raid USA-Iran

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Raid Usa-Iran, i potenziali pericoli per i militari italiani presenti sul territorio interessato dal conflitto.

Donald Trump e l’attacco all’Iran una scelta che ha cambiato e sta cambiando gli scenari mondiali rischiando una potenziale escalation che la maggior parte dei paesi nel mondo vuole evitare perché implicherebbe l’avvicinarsi ad uno scontro che andrebbe a coinvolgere un numero sempre più maggiore di nazioni diventando una guerra a larghissimo raggio.

Sulla base di questo vediamo il ruolo italiano nei territori interessati.

Raid Usa-Iran: la posizione italiana

L’Italia sul Raid USA-Iran ha avuto una posizione secondaria, non è infatti stata nemmeno avvisata dell’attacco, a differenza di nazioni vicine a Trump come ad esempio l’Inghilterra e la Francia.

Questa mancanza di interesse potrebbe essere vista come un messaggio al nostro paese relativo allo schierarsi dato che l’Italia non si è mai pronunciata rispetto alla scelta nucleare come invece hanno fatto altre nazioni europee.

Trump lo sa e quindi si è mosso di conseguenza, non bisogna focalizzarsi sul prendere posizione quanto più sulla mancanza di condanna dell’attacco che non è arrivata da parte degli esponenti di governo.

I militari a rischio sono i Carabinieri

Guido Crosetto ha parlato dell’attacco dell’USA all’Iran giudicando come particolarmente importanti le prossime 48-72 ore per capire come sarà intenzionato a reagire l’Iran, se punterà per l’escalation o se invece attuerà una tregua.

Nel frattempo, come riportato da Il Mattino i militari a rischio sono i Carabinieri che hanno basi in Iraq. Non sono direttamente coinvolti nel conflitto ma potrebbero diventare un bersaglio secondario, idem dicasi per le navi della Marina Militare presenti nel Mar Rosso.