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Monaci per nove giorni: l'omaggio dei ragazzi thailandesi

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I ragazzi salvati dalla grotta monaci per 9 giorni. Un omaggio al volontario morto durante il soccorso. Gli esperti: possibili ripercussioni

I ragazzi della squadra rimasta intrappolata in una grotta in Thailandia si faranno monaci buddisti per 9 giorni. Un omaggio al volontario ex Navy Seal morto per mancanza di ossigeno mentre era impegnato nelle operazioni di soccorso. Dopo il percorso di riabilitazione fisica, terminato lo scorso 18 luglio con le dimissioni dall’ospedale in cui erano stati ricoverati dopo l’eroico soccorso, i protagonisti della storia che ha tenuto con il fiato sospeso spettatori di tutto il mondo non si fermano. Ma questa volta il loro sarà un viaggio spirituale.

La decisione quasi unanime – solo uno dei ragazzi non si unirà perchè di religione cattolica – era già stata annunciata in occasione di una visita della squadra al tempio Wat Pra That Doi Wao, al confine con la Birmania. Ed è proprio nella giornata del 24 luglio, che i ragazzi si sono rasati i capelli, dando inizio al loro percorso di meditazione e preghiera. Il gruppo, composto da 12 ragazzi tra gli 11 e i 16 anni, resteranno in diversi monasteri fino al 4 agosto, dedicandosi al loro tempio.

La salvezza nella meditazione

Anche il loro allenatore, Ekapol Chanthawong, si unirà a loro, ma non come novizio, avendo già vissuto nel monastero di Mae Sai in Thailandia dopo aver perso entrambi i genitori, all’età di 12 anni. Come hanno spiegato i ragazzi durante una conferenza stampa, sono stati proprio gli insegnamenti di meditazione buddista di Ekapol ad aiutarli a mantenere la calma durante il periodo di tempo passato al buio della grotta, con la costante minaccia dell’acqua.

Ma la scelta della squadra di calcio nota come “I cinghiali”, è soprattutto un omaggio a Saman Kunan, il volontario ex Navy Seals morto mentre stava rientrando alla base dei soccorsi dal punto dove si trovava la squadra di calcio di bambini rimasta intrappolata nella grotta.

Gli esperti: possibili ripercussioni fisiche e psicologiche

Pregeranno anche per l’auspicio di ottenere in futuro protezione dalla sfortuna. Come spiegano infatti gli esperti sono molte le possibili ripercussioni fisiche e psicologiche che accompagneranno i giovani estratti vivi dalla grotta in cui sono rimasti intrappolati per oltre una settimana dallo scorso 23 giugno.

Spiega il dottore Andrea Danese, capo dello Stress and Development Lab al King’s College di Londra, in un’intervista all’Independent: “Probabilmente vivranno in uno stato di costante paura”. E aggiunge che saranno soprattutto i bambini a subire le conseguenze più gravi e durature di questa esperienza di lotta per la sopravvivenza. Danese ha inoltre illustrato, i disturbi più comuni che i ragazzi potranno sviluppare: “il disturbo da stress post-traumatico, la depressione, o problemi comportamentali”. Inoltre “la mancanza della luce in tutto questo periodo di tempo può avere degli effetti non solo di disorientamento, ma anche su molte delle loro funzioni fisiologiche di base, che dipendono dai ritmi circadiani e che verranno alterate” spiega il professor Sarb Johal del Joint Center for Disaster della Massey University in Nuova Zelanda.

E’ stato anche dimostrato che lo stato di isolamento e la mancanza di luce solare, se prolungati nel tempo, possono provocare nell’essere umano un progressivo allungamento del ritmo circadiano sonno-veglia, che può perpetuarsi fino a giornate di 36 ore. Altro potenziale rischio legato alla lunga permanenza in un ambiente claustrofobico come le grotte è quello di contrarre infezioni. La mancanza di cibo e di sonno sono le maggiori cause di questo rischio, come ha spiegato il dottor Johal.