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Mutui a tasso variabile sotto stress dopo l'aumento dei tassi deciso dalla BCE

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Il mercato dei tassi è traumatizzato dalla guerre energetica che ha spiazzato la stessa BCE con un'inflazione che si sta avvicinando ormai al 10% e che pare ancora lontana dall'aver toccato il picco.

Mutui a tasso variabile sotto stress dopo l’aumento dei tassi deciso dalla BCE di 75 punti base. Con ogni probabilità le rate continueranno a salire almeno sino ai prossimi 9-10 mesi andando ad ipotizzare che la stessa BCE aumenti nelle prossime riunioni portando il costo del denaro oltre il 2%. Si tratta evidentemente di un contesto base suscettibile di variazioni sulla base dei prossimi dati riferibili all’inflazione, balzata oltre il 9% nel mese scorso.

La decisione di alzare i tassi inciderà sulle rate di chi sta pagando un mutuo a tasso variabile soprattutto se indicizzato all’Euribor a tre mesi. Parliamo di un incremento potenziale del 30% circa nella prima metà del prossimo anno. Chiaramente chi ha superato la metà della vita residua del mutuo avrà un impatto inferiore rispetto a chi ha stipulato da poco in quanto ha già pagato una quota rilevante degli interessi passivi. In ogni caso, se si ha il timore di trovarsi in difficoltà con il rimborso delle rate, il consiglio è di non indugiare e rivolgersi subito alla propria banca per sostituire il mutuo con una soluzione più sostenibile.

Nessuna conseguenza ovviamente per chi ha deciso di sottoscrivere un mutuo a tasso fisso accettando di pagare qualcosa in più del variabile al momento della stipula. Salgono anche gli Eurirs, i tassi interbancari utilizzati dagli Istituti di Credito per definire il tasso fisso: a inizio anno l’Eurirs a 20 anni era allo 0,6% mentre ora supera il 2,40%: oramai un nuovo mutuo a tasso fisso viaggia intorno al 3% (era l’1% circa un anno fa).

Si sta così allargando la forchetta in partenza tra mutui variabili che partono da un TAEG di poco superiore all’1% e fissi. Traducendo queste cifre in rate mensili per un mutuo da 200 mila euro durata 20 anni per il variabile si spenderebbero 920 euro contro 1120 euro del fisso, a 30 anni 630 euro a tasso variabile a fronte di 851 del fisso. Sono differenze molto sensibili che spiegano il forte aumento di richieste di tasso variabile. La domanda di mutui a tasso variabile continua così a crescere (siamo al 50% circa di richieste) nonostante la consapevolezza che la Banca Centrale Europea alzerà nuovamente i tassi nei prossimi meeting. Il mercato dei tassi è tuttora traumatizzato dalla guerre energetica contro l’Europa che ha spiazzato la stessa BCE con un’inflazione che si sta avvicinando ormai al 10% e che pare ancora lontana dall’aver toccato il picco di questa fase.

Il “super-aumento” della scorsa settimana è una mossa più di recupero che di prospettiva, ma dovrebbe dare alla BCE un po’ di respiro e consentirle di focalizzarsi su altre tematiche, come l’eventuale fine dei reinvestimenti del Programma di acquisto di asset e l’avviamento dello scudo anti-spread (TPI). Come si evince dalla rettifica delle previsioni della BCE, il 2023 si annuncia un anno complicato e la BCE ha bisogno di tutta la flessibilità plausibile.