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Napoli: Guardia di Finanza sequestra farmaci venduti da negozi cinesi

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Le Fiamme Gialle di Napoli ha sequestrato oltre 500 scatole di farmaci che erano venduti illegalmente in due empori cinesi della città. Denunciati i titolari.

Due empori cinesi di Napoli vendevano illegalmente farmaci antinfiammatori, antidepressivi e integratori. I medicinali – in tutto oltre 500 scatole suddivise tra circa 36mila pillole, 2.100 fiale orosolubili e numerosi tubetti di pomate di varie marche – sono stati sequestrati dai militari dalla Guardia di Finanza del comando provinciale del capoluogo campano. I prodotti erano venduti senza autorizzazione e senza che vi fosse, come invece prevede la normativa in materia, la presenza di un farmacista al banco. Per questo motivo i due cittadini cinesi titolari degli esercizi sono stati denunciati. Nei loro confronti l’accusa è quella di esercizio abusivo di professione.

Le Fiamme gialle in prima linea per la tutela della salute dei cittadini

L’operazione odierna si inscrive nel quadro di una maggiore attività di vigilanza della Guardia di Finanza, che sta intensificando sempre più i controlli sul territorio per prevenire l’abusivismo commerciale e tutelare la salute pubblica. I farmaci sequestrati venivano venduti in violazione dell’articolo 5 del decreto legislativo n. 233 del 2006, che prevede la necessaria presenza di un farmacista abilitato all’esercizio della professione al banco di tutti gli esercizi nei quali sono venduti medicinali. Questo metteva a rischio la salute degli acquirenti, nei confronti dei quali non veniva effettuato alcun tipo di verifica e assistenza pre o post vendita. Nessuno si accertava, quindi, che i farmaci fossero adatti per curare la patologia per la quale erano acquistati o consigliava le dosi e le modalità nelle quali assumerli.

Inquirenti al lavoro per stabilire la provenienza dei farmaci

Ai due cinesi denunciati viene contestata anche la violazione dell’articolo 348 del Codice Penale, per aver esercitato una professione regolamentata, senza che avessero le autorizzazioni richieste. Nei loro confronti potrebbero essere formulate anche altre accuse. Gli inquirenti, infatti, sono al lavoro per capire come e dove si procurassero le medicine che poi vendevano nei propri empori, per poter stabilire se sussistano o meno altre ipotesi di reato.