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Negoziati per Gaza in Egitto, Netanyahu ottimista: “Siamo vicini a un grande traguardo”

Gaza negoziati Netanyahu

I negoziati su Gaza entrano nel vivo in Egitto. Netanyahu parla di un possibile traguardo, mentre gli inviati americani spingono per un accordo. Tensione alta e speranze di tregua.

Lunedì si apre un nuovo tavolo a Sharm el-Sheikh. Il clima è teso. Tutti sanno che si tratta di giorni chiave. I negoziati che riguardano Netanyahu e Gaza entrano così nella fase più delicata, tra pressioni internazionali e un equilibrio sempre più fragile.
Al Cairo arriveranno gli inviati americani Steve Witkoff e Jared Kushner. Sul tavolo: tregua, ostaggi, sicurezza.

E l’ennesimo appello di Donald Trump, che da Washington alza la voce. “Hamas deve fare in fretta, non tollererò ritardi. Tregua immediata se accetta”, ha dichiarato l’ex presidente in un’intervista ripresa da The Guardian.

Gaza e in negoziati con Netanyahu: tra tregua e accuse di crimini

Israele, ufficialmente, sospende parte delle operazioni militari. Ma a Gaza si continua a morire? Hamas accusa: “L’esercito di occupazione sionista continua a commettere crimini e massacri contro il nostro popolo palestinese”, si legge in un comunicato citato da Asharq al-Awsat. Solo ieri, secondo le autorità di Gaza, settanta persone sarebbero rimaste uccise nei raid dell’IDF.

Dall’altra parte, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu mostra ottimismo.

Gaza e i negoziati con Netanyahu continuano sotto una pressione crescente, tra promesse di tregua e timori di nuove escalation che potrebbero far saltare tutto in poche ore.“Siamo vicini al traguardo, spero che tutti i rapiti tornino a casa nei prossimi giorni. L’IDF resterà nella Striscia”, ha dichiarato ai media israeliani, rilanciando la linea dura. Il governo, però, ha ordinato all’esercito di interrompere la conquista di Gaza City dopo le richieste dirette di Trump di fermare gli attacchi, riferisce The Times of Israel.

Le cifre sul campo raccontano una città svuotata. Gaza City, scrive lo stesso quotidiano, è ormai quasi deserta: 900mila palestinesi su un milione hanno lasciato l’area. I civili sono stati invitati a dirigersi verso sud, nelle zone umanitarie designate da Israele.
Eppure, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), “centinaia di migliaia di persone rimangono ancora a Gaza City e nel nord della Striscia”. Ancora cifre molto alte, cifre che parlano ancora di esseri umani ovviamente ancora in pericolo.

Gaza i negoziati in Egitto: mediatori, ostaggi e piazze in fermento

A Sharm el-Sheikh si cerca un equilibrio, ancora impossibile? Asharq al-Awsat conferma che le comunicazioni tra le delegazioni passeranno per i mediatori egiziani e qatarini, alloggiati nello stesso edificio di Witkoff e Kushner. Hamas, attraverso una sua fonte, si dice “favorevole a un accordo”, ma vuole prima discutere le “condizioni sul terreno” per il rilascio degli ostaggi.
Un rilascio che, secondo fonti informate citate dal quotidiano saudita, dovrebbe avvenire “in modo graduale nei prossimi giorni”, in base alle condizioni di sicurezza.

Netanyahu, da Gerusalemme, insiste: Hamas “sarà smantellato”.
Trump, intervistato da The Guardian, ribadisce di essere “molto vicino” a un’intesa. Ma aggiunge un monito: se Hamas non agirà rapidamente, “tutto sarà annullato”.

Nel frattempo, fuori dai palazzi, la tensione corre per le strade.
A Roma, una marea umana per Gaza ha sfilato tra cori, bandiere e lacrime. “Siamo un milione, fermate il genocidio”, gridavano gli organizzatori. Poi, al tramonto, la calma si è rotta: scontri tra una frangia di antagonisti e la polizia. Cassonetti incendiati, barricate improvvisate. Undici fermati, quarantuno agenti feriti. La premier Giorgia Meloni ha espresso solidarietà alle forze dell’ordine.

Nella notte, diciotto italiani della Global Sumud Flotilla sono rientrati a Fiumicino con un volo Turkish Airlines. Un altro gruppo atteso a Milano, quindici, invece, rimarranno trattenuti in attesa dell’espulsione giudiziaria, prevista per la prossima settimana.

Sul terreno, la guerra non si ferma del tutto… L’agenzia di difesa civile di Gaza parla di nuovi attacchi israeliani: cinque morti solo oggi, sessanta ieri, quaranta dei quali a Gaza City. L’IDF conferma operazioni ancora in corso e avverte i civili di non tornare nelle zone evacuate. “Estremamente pericoloso”, dicono i portavoce.

La speranza — o forse l’illusione — è che il vertice egiziano apra uno spiraglio… uno spiraglio di una vera tregua… Così che le pressioni di Trump, i calcoli di Netanyahu e le mediazioni arabe si traducano, almeno stavolta, in una tregua reale.
Ma sul confine tra Egitto e Gaza, il silenzio per il momento pesa più delle parole.