> > Obama verso una nuova strategia anti Isis

Obama verso una nuova strategia anti Isis

obama

Le ultime notizie che arrivano dagli USA sembrano confermare che, al Pentagono, l’irritazione per i mancati risultati in Siria e Iraq nella lotta allo Stato Islamico stia crescendo e che, come inevitabile risultato, si stia pensando ad una nuova strategia. A riferirlo è stato il Washington Post,...

Le ultime notizie che arrivano dagli USA sembrano confermare che, al Pentagono, l’irritazione per i mancati risultati in Siria e Iraq nella lotta allo Stato Islamico stia crescendo e che, come inevitabile risultato, si stia pensando ad una nuova strategia.

A riferirlo è stato il Washington Post, che ha accennato alla possibilità che il presidente Barack Obama, affiancato dal capo del Pentagono Ashton Carter e dal Segretario di Stato John Kerry, stia valutando di adottare una presenza militare più forte e aggressiva sul territorio. Le indiscrezioni parlano dell’invio di truppe speciali, impegnate in particolar modo in operazioni di sostegno via terra. È questa, soprattutto, la novità. Alle forze aeree, infatti, potrebbero essere affiancate truppe di terra, che fornirebbero un significativo appoggio alle “forze locali, in quanto alleati capaci, negli attacchi mirati contro l’Isis”, secondo quanto ha spiegato lo stesso Ashton Carter nel corso di un’audizione alla Commissione del Senato per gli impegni militari USA.

I piani di formazione di una no fly zone lungo il confine con la Turchia, dove dare rifugio a profughi e alle forze di opposizione locali, sembra ormai essere naufragato, sia per l’impegno militare che comporterebbe, sia per le difficoltà legate ai rapporti con le altre truppe, quelle russe, impegnate nel conflitto (il Cremlino non ha infatti mai appoggiato, né lo fa al momento, la formazione della zona sicura).

È quindi possibile che Obama decida di intensificare la presenza militare americana in Siria e Iraq, inviando anche truppe di terra e in prossimità del fronte – se così si può dire – ovvero a premere ai confini delle zone controllate dai miliziani dello Stato Islamico. Per ora, il ministero della Difesa statunitense sta valutando varie possibilità, ma è molto probabile che lo scontento per gli scarsi risultati finora ottenuti nella lotta all’Isis possa prevalere su tutto, inducendo, in definitiva, l’adozione di soluzioni basate sull’impegno militare.