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Oltre 123 milioni di sfollati nel mondo: la crisi umanitaria che cresce

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La crisi degli sfollati continua a crescere, con oltre 123 milioni di persone costrette a lasciare le loro case.

Oltre 123 milioni di individui nel mondo, ovvero circa uno ogni 67, sono attualmente sfollati forzati a causa di conflitti, violenze e violazioni dei diritti umani. Questo dato allarmante emerge da un rapporto pubblicato oggi dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).

Aumento degli sfollati: un trend preoccupante

Rispetto alla fine del 2023, il numero di sfollati è aumentato di sette milioni, una crescita del 6%.

Questo fenomeno rappresenta una tendenza in atto da ben tredici anni, caratterizzata da un incremento annuale dei dati globali di persone costrette a lasciare le proprie abitazioni.

Tuttavia, il rapporto dell’UNHCR indica che nel corso dei primi quattro mesi di quest’anno si è registrata una lieve diminuzione, con 122,1 milioni di sfollati entro la fine di aprile 2025.

Condizioni globali di instabilità

Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sottolinea l’importanza di affrontare questa crisi: “Viviamo in un’epoca di intensa volatilità nelle relazioni internazionali, con guerre moderne che creano paesaggi fragili e strazianti, segnati da una profonda sofferenza umana. Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per cercare la pace e trovare soluzioni durature per i rifugiati e per coloro che sono costretti a fuggire dalle loro case.”

Internamente sfollati e rifugiati: i numeri chiave

Tra i 123,2 milioni di sfollati, ben 73,5 milioni sono persone spostate all’interno dei propri paesi, a causa di conflitti o crisi. Questo segna un incremento di 6,3 milioni rispetto al 2023, e gli sfollati interni (IDPs) costituiscono il 60% del totale delle persone costrette a lasciare le proprie abitazioni a livello globale.

In Gaza, l’UNRWA stima che il 90% della popolazione, ovvero oltre due milioni di persone, siano state sfollate a causa degli attacchi israeliani in corso. La situazione è particolarmente drammatica.

Rifugiati e richiedenti asilo: una realtà complessa

Nel 2024 il numero di rifugiati ha raggiunto i 42,7 milioni, con una diminuzione di 613.600 unità rispetto all’anno precedente. Di questi, 31 milioni sono sotto la giurisdizione dell’UNHCR, mentre 5,9 milioni sono rifugiati palestinesi gestiti dall’UNRWA e altri 5,9 milioni necessitano di protezione internazionale.

Le stime più basse sui rifugiati afghani e siriani, unite a una nuova rilevazione sui rifugiati ucraini, hanno contribuito a questa diminuzione. Ma c’è un aumento allarmante nel numero di rifugiati sudanesi, che ha visto un incremento di quasi 600.000 arrivi, portando il totale a 2,1 milioni.

Richiedenti asilo: un aumento preoccupante

Il numero di richiedenti asilo – persone in cerca di protezione in un altro paese a causa di persecuzione o timore di danni nel proprio – è salito a 8,4 milioni, un incremento del 22% rispetto all’anno precedente. Questo porta il numero totale di sfollati globalmente a una proporzione allarmante di uno ogni 67 individui.

Storia di una crisi crescente

Dal 1951, anno in cui è stata istituita la Convenzione sui Rifugiati, i numeri sono cresciuti in modo esponenziale. All’epoca, si registravano 2,1 milioni di rifugiati. Nel 1980, il numero ha superato i 10 milioni, raddoppiando a 20 milioni entro il 1990 a causa dei conflitti in Afghanistan e Etiopia.

Con l’invasione dell’Afghanistan da parte degli Stati Uniti nel 2001 e quella dell’Iraq nel 2003, insieme alle guerre civili in Sud Sudan e Siria, i rifugiati hanno oltrepassato la soglia dei 30 milioni entro la fine del 2021.

Il conflitto in Ucraina e la crisi globale

La guerra in Ucraina, scoppiata nel 2022, ha generato una delle crisi dei rifugiati in più rapida crescita dalla Seconda Guerra Mondiale, con 5,7 milioni di persone costrette a lasciare il paese in meno di un anno. Alla fine del 2023, sei milioni di ucraini rimanevano sfollati forzati.

Sfollati interni in aumento

Negli ultimi dieci anni, il numero di IDPs è raddoppiato, con un’impennata vertiginosa dal 2020. La crisi in Sudan, caratterizzata dal conflitto tra l’esercito sudanese e le forze paramilitari di supporto rapido, ha generato la più grande crisi di sfollamento al mondo, con 14,3 milioni di sudanesi rimasti sfollati alla fine del 2024, 3,5 milioni in più rispetto all’anno precedente.

Il ritorno dei rifugiati: una speranza fragile

Nel 2024, oltre un terzo di tutte le persone sfollate a livello globale erano sudanesi, siriani, afghani o ucraini. Circa 1,6 milioni di rifugiati sono tornati nel proprio paese. Tuttavia, molti di questi sono tornati in Afghanistan, Siria, Sud Sudan o Ucraina, nonostante le situazioni altamente instabili.

Matthew Saltmarsh, responsabile dei media dell’UNHCR, ha dichiarato: “I ritorni nei luoghi di conflitto o instabilità sono tutt’altro che ideali e spesso insostenibili.” Nel 2024, 8,2 milioni di IDPs sono tornati nelle loro aree di origine.

Un quadro complesso e incerto

L’UNHCR stima che nove rifugiati su dieci e IDPs siano tornati solo in otto paesi, tra cui Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Libano, Myanmar, Sud Sudan, Siria e Ucraina. “Ritorni massicci di IDPs sono stati registrati in paesi che hanno anche visto nuovi sfollamenti, come la RDC, Myanmar, Siria o Ucraina”, ha aggiunto Saltmarsh.

“Nonostante i tagli devastanti, abbiamo visto alcuni segnali di speranza negli ultimi sei mesi,” ha affermato Grandi. “Quasi due milioni di siriani sono riusciti a tornare a casa dopo oltre un decennio di esilio. Il paese rimane fragile e le persone necessitano del nostro aiuto per ricostruire le loro vite.”