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Violenza sulle donne, gip a Salvini: "Espulsione prima del processo"

Matteo Salvini

Un giudice del Tribunale di Roma presenta a Matteo Salvini quattro casi di stranieri rei di continuare a reiterare delitti contro le donne.

Paola Di Nicola, giudice candidata nel 2014 alle primarie per il CSM nella corrente di sinistra, scrive a Matteo Salvini affinché il Ministero dell’Interno valuti l’idea di espellere ancor prima del processo quattro stranieri che hanno già dimostrato di reiterare delitti di violenza di genere.

Un possibile precedente

Se “pericolosi socialmente” gli indagati stranieri rei di violenza o maltrattamenti sulle donne dovrebbero essere “espulsi” prima ancora del processo. La richiesta del gip del Tribunale di Roma Paola Di Nicola, in magistratura dal 1994 e di area progressista, fa riferimento a casi di quattro uomini ma c’è chi teme che se l’appello venisse accolto si creerebbe un precedente in tal senso.

La lettera inviata prima delle elezioni europee “al capo di gabinetto del ministero dell’Interno”, il prefetto Matteo Piantedosi, ma che sarà finita sicuramente sulla scrivania di Matteo Salvini, rischia infatti di diventare un caso politico. C’è chi interpreta la missiva come un assist alla Lega e chi, al contrario, ci trova elementi per contestare al governo le mancate espulsioni promesse.

La lettera

Il giudice di fatto sottolinea che lo strumento dell’espulsione dovrebbe essere utilizzato in primis “per evitare, da parte delle istituzioni italiane, la vittimizzazione secondaria delle persone offese“. Come riporta il corriere.it Paola Di Nicola fa riferimento a quattro casi particolari, con al centro uomini “per i quali è certa la reiterazione di delitti di violenza di genere” poiché presentano “un atteggiamento proprietario e predatorio rispetto al genere femminile che disprezzano, dileggiano, limitano nelle sue minimali forme di libertà, assoggettano, maltrattano, vìolano perché non ne riconoscono la dignità”.

Secondo il giudice “l’espulsione amministrativa” non andrebbe a contrastare “con i principi di non respingimento del rifugiato nella Convenzione di Ginevra” ma anzi comporterebbe dei “vantaggi per l’intera collettività” tra cui “la sensibile riduzione della sovrappopolazione carceraria, e la non celebrazione del processo penale”. Ecco perché si pensa che il via libera all’espulsione possa poi portare ad altre decisioni simili.