> > Caduta governo, cresce il malumore nella Lega: tutti contro Salvini

Caduta governo, cresce il malumore nella Lega: tutti contro Salvini

Caduta governo Giorgetti contro Salvini

Il sottosegretario Giorgetti rivela il retroscena tra le fila della Lega: "Nel partito non c'è democrazia, decide tutto il capo".

Tra le accuse avanzate dal premier Giuseppe Conte a Matteo Salvini durante il suo discorso in Senato che ha portato alla caduta del governo si ricorda quella di aver agito per interesse personale, mettendo il bene della Lega davanti a quello della nazione. Un’accusa, quella di agire “in solitaria”, che sembrano condividere non solo gli oppositori ma anche gli stessi compagni di partito del Capitano, compreso il fedelissimo Giancarlo Giorgetti. Tra i senatori della Lega qualcuno, protetto da un rigoroso anonimato, avrebbe messo in discussione le decisioni del leader al punto da commentare: “Non è più lucido“.

Caduta governo, le parole di Giorgetti

“Un martirio, tutti contro di me, ma non si libereranno così di Matteo Salvini. La responsabilità della crisi deve ricadere per intero su Conte e su Di Maio, deve essere chiaro che sono loro a volere l’inciucio con Renzi”. Con queste parole il vicepremier si sarebbe rivolto a Giorgetti, Fontana e Centinaio prima di entrare a Palazzo Madama per ascoltare l’intervento di Giuseppe Conte. Ma, a crisi conclusa, il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ha fornito alla stampa una versione diversa. Secondo indiscrezioni divulgate da Repubblica, Giorgetti ha ricordato alla stampa che già mesi fa “avevo detto che così non si andava avanti”.

Parole rimaste inascoltate, però, perché tra le fila del Carroccio una sola è la voce che conta. “Noi siamo un partito, scegliamo il capo e il capo decide. Può decidere bene o male, ma decide il capo. Nella Lega non c’è dibattito, non c’è democrazia, decide uno“, ha spiegato Giorgetti.

Un secondo retroscena è stato svelato da La Stampa. Secondo il quotidiano torinese, il sottosegretario avrebbe dato un ultimo consiglio al vicepremier prima del discorso di Conte: “Matteo, chiamati fuori da tutto. Fai come Bossi quando era potente: resta fuori dal governo. E ai Cinque stelle potrai dire: se il problema sono io, ecco risolto”. Si richiama al senatur anche Roberto Maroni: “Salvini avrebbe dovuto ritirare i ministri leghisti come fece Umberto Bossi quando sfiduciò Silvio Berlusconi alla fine del 1994. Bossi riuscì nell’intento mentre Salvini no, lui ha perso tempo. Se avesse sfiduciato i ministri sarebbe venuto meno il governo e sarebbe andato subito al Quirinale”.

Dubbi sull’operato del leader della Lega provengono anche da parte di Luca Zaia. Il presidente della Regione Veneto ha espresso perplessità su come il vicepremier ha gestito la questione autonomie nei mesi di governo.

“È una strategia”

Non sarebbe l’unico, tra i big della Lega, a ritenere che il leader abbia sbagliato i tempi e i modi della crisi di governo. Ma, davanti ai giornalisti riuniti a Montecitorio, il sottosegretario, affiancato dal vicepremier, nega e scherza sull’argomento: “Non sono d’accordo con Salvini nel convocare una conferenza stampa sotto il sole e credo che anche voi [rivolto ai giornalisti, ndr] siate d’accordo con me. Ogni tanto sbaglia anche lui”.

“È Salvini che mi ha detto: ‘Devi dire ai giornalisti che ho sbagliato i tempi della crisi’. È una strategia studiata a tavolino. Voi non capite”, ha continuato Giorgetti. Gli fa eco, ironicamente, lo stesso vicepremier: “Così almeno avete qualcosa da scrivere, è agosto anche per voi”.