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Il digiuno di Matteo Salvini e lo scherno a Lilli Gruber

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Matteo Salvini lancia l'iniziativa del digiuno e schernisce Lilli Gruber: "Mi fa anche bene, così magari non dice che sono un panzone".

Il digiuno di Matteo Salvini coinvolge 5mila italiani. Una chiamata, quella del leader del Carroccio, arrivata via Facebook e lanciata per protestare contro le imputazioni sul caso Gregoretti.

Il digiuno di Matteo Salvini

Sul caso Gregoretti si è arrivati al digiuno. In piena corsa elettorale, il leader della Lega Matteo Salvini ha lanciato l’iniziativa lunedì 20 gennaio attraverso una diretta Facebook: una mossa al pari di quella delle Sardine sul flash mob al Papeete, studiata a tavolino e nata per protestare contro le imputazioni di cui verrà chiamato a rispondere il 17 febbraio prossimo a Palazzo Madama. Un processo chiamato e voluto, che Salvini affronta lanciando questa “salutare iniziativa”. Poiché a ben leggere tra le sue parole, o meglio ad ascoltare la diretta, di mezzo c’è anche la forma fisica: “Vi ringrazio. Sono quasi cinquemila gli italiani e le italiane che oggi digiunano. Oggi digiuno anche io, mi fa anche bene, così magari la Gruber non dice che sono un panzone…”

Il riferimento alla Gruber

La battuta finale di Matteo Salvini non è casuale. La conduttrice di Otto e Mezzo, Lilli Gruber, aveva difatti commentato la silhouette dell’ex ministro dell’Interno quest’estate quando, durante una campagna elettorale e l’altra in spiaggia, tutti avevano potuto appuntarsi della sua forma fisica. Un commento evidentemente non andato mai troppo a genio a Salvini, che oggi si è concesso solo un Ginseng – “vitamine e magnesio”. Sempre nella giornata di lunedì, il sito digiunopersalvini.it era stato attivato a sostegno dell’iniziativa: “Salvini a processo, rischia la galera per aver difeso la patria” e: “Sto con lui e digiunerò per un giorno in segno di solidarietà”, vi si legge. Ha spiegato poi lo stesso: “Oggi digiuno nel nome di un’Italia che deve avere il diritto di difendere i suoi confini, il suo lavoro, la sua cultura, le sue bellezze, la sua storia, la sua sicurezza e la sua identità. Perché per me bloccare l’immigrazione clandestina non era un diritto ma un dovere“.