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Caso Matacena: l'ex ministro Scajola condannato a due anni di carcere

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L'ex ministro dell'Interno Claudio Scajola è stato condannato in primo grado a due anni di carcere per aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena.

L’ex ministro dell’Interno e attuale sindaco di Imperia Claudio Scajola è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Reggio Calabria per aver favorito la latitanza dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, quest’ultimo già condannato nel 2012 per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. La sentenza è stata ridotta rispetto alle prime ipotesi di quattro anni e mezzo, richiesta a causa dell’iniziale aggravante mafiosa successivamente ritirata durante la requisitoria.

Matacena: Scajola condannato

Secondo le conclusioni a cui è giunta la magistratura, Scajola avrebbe favorito la latitanza di Matacena ed il suo trasferimento dagli Emirati Arabi Uniti al Libano, paese l’ex ministro avrebbe potuto godere di appoggi istituzionali grazia alla suo conoscenza con Vincenzo Speziali, parente acquisito dell’ex presidente libanese Amin Gemayel. Speziali – anch’egli coinvolto nell’inchiesta partita nel 2014 – ha tuttavia al momento ottenuto un patteggiamento della pena proprio per lo stesso reato di cui viene accusato Scajola.

Contestualmente è stata condannata a un anno di carcere anche Chiara Rizzo, moglie di Matacena, mentre a Scajola non è stata riconosciuta l’aggravante mafiosa che i giudici di primo grado hanno così escluso: “Non è dimostrato che Scajola abbia agito favorendo la latitanza Amedeo Matacena al fine di agevolarlo quale componente esterno della ‘ndrangheta”.

Le parole dell’ex ministro

Al termine dell’udienza, l’ex ministro Scajola ha commentato la decisione dei giudici con le seguenti parole: “Speravo si risolvesse già in primo grado. Poiché sono uomo delle istituzioni e credo nella giustizia, vuol dire che ciò che non è stato sufficiente in primo grado sono certo che si risolverà nel secondo grado. Posso solo dire che a confronto della richiesta di condanna del pubblico ministero e di tutta l’inchiesta, mi pare che si sia sostanzialmente sgonfiata.

Scajola ha poi ribadito che malgrado la sentenza di condanna non intende dimettersi da primo cittadino di Imperia, carica che ricopre dal 2018: “Non mi dimetterò da sindaco di Imperia. Proseguo il mio lavoro ancora con più impegno di prima perché nulla di questo entra con la mia attività amministrativa. Né nulla di questa condanna in primo grado ha a che fare con reati contro il patrimonio e quant’altro. Io ribadisco che mi sono interessato con l’ambasciata per vedere se era possibile l’asilo politico. Non penso sia questo un reato. Non ho aiutato Matacena, ma solo una donna [Chiara Rizzo ndr] che era in affanno”.