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Processo Pifferi bis: il giudice si pronuncia sull'avvocata, le psicologhe e lo psichiatra

processo Pifferi Bis

Processo “Pifferi bis”: assoluzione per avvocata, psicologhe e consulente tra tutela legale, polemiche e il caso della piccola Diana.

Il processo Pifferi bis” ha sollevato un acceso dibattito sul confine tra difesa legittima e presunta manipolazione giudiziaria. Al centro delle indagini, chieste dal pm Francesco De Tommasi, c’erano l’avvocata di Alessia Pifferi, tre psicologhe e uno psichiatra, accusati di aver cercato di influenzare una perizia psichiatrica per attenuare la responsabilità dell’imputata condannata per la morte della figlia.

Processo Pifferi bis: il contesto e le conseguenze del procedimento

Il filone bis dell’inchiesta si era sviluppato in parallelo al processo principale per omicidio, concentrandosi su presunti tentativi di manipolare la perizia psichiatrica di Pifferi. Secondo l’accusa, l’avvocata Pontenani avrebbe orchestrato “falsi colloqui” e manovre per dimostrare un quoziente intellettivo molto basso della sua assistita, con l’obiettivo di ottenere attenuanti per ritardo cognitivo. Il pm De Tommasi aveva definito Pifferi “una persona cattiva, insensibile, anaffettiva, cinica, bugiarda e menefreghista”, affermando che la donna avrebbe seguito le istruzioni dell’avvocata, indicata come “regista dell’operazione”.

Processo Pifferi bis: la decisione del giudice per l’avvocata, le psicologhe e lo psichiatra

Il gup di Milano, Roberto Crepaldi, ha respinto tutte le richieste del pubblico ministero, assolvendoli “perché il fatto non sussiste” e, in un caso, per “particolare tenuità del fatto”.

Si è concluso con la piena assoluzione di tutti gli imputati il processo noto come “Pifferi bis”, incentrato su presunte manovre messe in atto per evitare la condanna all’ergastolo di Alessia Pifferi, condannata in appello a 24 anni per la morte della figlia di 18 mesi nel 2022. Tra gli assolti figurano l’avvocata di Pifferi, Alessia Pontenani, tre psicologhe che operavano nel carcere di San Vittore e lo psichiatra Marco Garbarini.

L’inchiesta, coordinata dal pm Francesco De Tommasi, ipotizzava falsificazioni del test Wais e tentativi di orientare il risultato della perizia psichiatrica per riconoscere un presunto “vizio parziale di mente”. Tuttavia, le perizie ufficiali hanno confermato la piena capacità di intendere e volere di Pifferi, evidenziando solo un lieve “ritardo intellettivo” e un “analfabetismo emotivo”.

Pontenani ha dichiarato a Fanpage.it: “È finito un incubo. Finalmente è stata ristabilita la correttezza del mio operato”, sottolineando come l’indagine abbia messo in discussione non solo la sua professionalità, ma anche il diritto alla difesa della sua assistita. L’avvocata ha aggiunto: “Quando un pubblico ministero che non è d’accordo con il difensore si mette a indagare su di lui, vuol dire che non esiste più lo Stato di Diritto. È stato qualcosa di molto pericoloso per tutti, ma finalmente è finita.

Anche i legali dei professionisti assolti hanno definito il procedimento “un processo che non doveva nemmeno iniziare” e un’azione che ha causato “danni gravissimi alle persone coinvolte”.