Al panel di Atreju dedicato all’odio sui social e ai deep fake, l’attore Raoul Bova ha scelto di raccontare pubblicamente la sua esperienza intensa e personale legata alla diffusione di audio privati e alla violazione della sua privacy. Tra emozione e denuncia, Bova ha spiegato come quei mesi abbiano messo a nudo non solo la sua vita, ma le dinamiche di una società digitale pronta a “massacrare” chiunque finisca nell’occhio del ciclone.
Etica digitale e responsabilità sociale: il commento di Arianna Meloni ad Atreju
Arianna Meloni ha ringraziato gli ospiti per il coraggio nel raccontare le proprie esperienze e ha posto l’accento sull’importanza dell’esempio: “Io non ho mai insultato un personaggio politico che la pensa diversamente da me. Ora mi difendo non guardando e non leggendo”.
Ha poi evidenziato come le leggi esistano già, ma sia necessario potenziare l’educazione digitale, soprattutto verso le fasce più vulnerabili, dai minori agli anziani e alle donne. “Solo quando si conosce la macchina puoi riuscire a difenderti. Noi dobbiamo governare questo strumento con formazione, consapevolezza, informazione e un approccio etico, che può provare a dare i confini di questo nuovo mondo”, ha sottolineato, ricordando le parole di Papa Francesco: “Di fronte ai prodigi delle macchine che sembrano saper scegliere in maniera indipendente, dobbiamo avere ben chiaro che all’essere umano deve rimanere la decisione”.
Il racconto personale di Raoul Bova e le conseguenze dei deep fake: ecco cosa ha detto ad Atreju
La platea di Atreju era gremita per il panel più atteso della giornata, dedicato a odio sui social e deep fake. Sul palco, insieme ad Arianna Meloni, responsabile della segreteria politica di FdI, l’attore Raoul Bova ha condiviso con emozione la sua esperienza personale legata alla diffusione di audio e chat private avvenuta la scorsa estate. “Mi pento dei miei errori”, ha esordito, prima di raccontare come un singolo individuo abbia tentato di sfruttare i suoi contenuti privati a scopo di lucro.
“Sono stati giorni di ricatto, ma io non potevo cedere e non l’ho accettato”, ha aggiunto, tra gli applausi della platea. Bova ha descritto i mesi successivi come una vera e propria “uccisione pubblica”, sottolineando la sensazione di isolamento: “Mi sono sentito solo. Né le istituzioni né parte della stampa hanno riconosciuto che diffondere quegli audio fosse un reato. Nessuno si è alzato per dire: ‘Blocchiamolo‘”.
L’attore ha quindi ampliato il discorso, offrendo una riflessione più ampia sulla società contemporanea: “‘Occhi spaccanti’ è diventata più famosa di qualsiasi altra cosa, prima della guerra e dei femminicidi. Questa è stata l’Italia che mi ha massacrato. Siamo curiosi del gossip e abituati a vedere crollare le persone per sentirci importanti. È una società malata”, ha sentenziato, tra lo stupore dei presenti.
Anche altri ospiti hanno portato testimonianze simili: l’attore Fabio Ferrari ha raccontato minacce e insulti sui social, mentre la giornalista Francesca Barra ha denunciato la manipolazione delle sue immagini tramite intelligenza artificiale. Barra ha sottolineato la gravità dei fenomeni, affermando che “questo non è un gioco né una forma di morbosità: è un reato vero e proprio”, riflettendo sulle difficoltà di chi non ha strumenti adeguati per difendersi.
Il panel ha inoltre rilanciato la proposta di introdurre l’identità certificata sulle piattaforme digitali, con un impegno concreto da parte di FdI a portare avanti la battaglia in Parlamento e in Europa. Arianna Meloni ha chiuso ribadendo l’importanza di un approccio etico e della protezione della dignità umana: “L’Italia è la culla della spiritualità e noi oggi dobbiamo difendere l’uomo”, un monito a riflettere sulle responsabilità sociali e morali nel nuovo scenario digitale, tra deep fake, web reputation e odio online.
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