Il cosiddetto “decreto salva-taxi” voluto dal vicepremier Matteo Salvini ha acceso un dibattito sul futuro del trasporto pubblico non di linea in Italia. Pensato per tutelare la categoria dei tassisti, il provvedimento mirava a imporre limiti e vincoli stringenti ai servizi di noleggio con conducente. Tuttavia, la misura è stata contestata per aver superato i limiti delle competenze statali, sollevando questioni di costituzionalità e provocando interventi sia delle Regioni sia della Corte Costituzionale.
“Limiti incostituzionali”. Smacco per Salvini, Consulta boccia il Decreto ‘salva-taxi’
La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale il decreto interministeriale n. 226 del 2024, noto come decreto “salva-taxi”, insieme alle relative circolari attuative. Secondo la sentenza, lo Stato ha ecceduto i propri poteri intervenendo sul servizio di noleggio con conducente, superando i limiti previsti dalla legge in materia di tutela della concorrenza e invadendo competenze che spettano alle Regioni sul trasporto pubblico locale.
Tra le disposizioni contestate, i giudici hanno ritenuto sproporzionati l’obbligo di rispettare un intervallo minimo di 20 minuti tra prenotazione e inizio del servizio, il divieto di stipulare contratti di durata con operatori intermediari e l’uso esclusivo dell’applicazione ministeriale per la gestione dei servizi Ncc.
Tutte queste misure sono state considerate eccessive rispetto agli obiettivi dichiarati di protezione del mercato taxi e limitano ingiustificatamente l’autonomia contrattuale degli operatori.
Smacco per Salvini, Consulta boccia il Decreto ‘salva-taxi’: reazioni e implicazioni per il settore
La sentenza è stata accolta con favore da associazioni di categoria, organizzazioni dei consumatori e alcuni rappresentanti politici. Roberto Occhiuto, governatore della Calabria, ha sottolineato il successo della Regione nel tutelare la concorrenza e favorire un mercato più aperto, evidenziando benefici per cittadini e imprese.
Allo stesso modo, i vertici di federazioni del settore Ncc hanno definito la decisione un passo fondamentale per modernizzare il trasporto non di linea e proteggere lavoratori e consumatori. In parallelo Massimo Dona, il presidente dell’Unione nazionale consumatori ha criticato duramente l’operato del ministro Salvini:
“Il ministro Savini deve dimettersi dato che, in violazione delle precedente sentenza della Consulta n. 56 del 2020 e di innumerevoli sentenze del Tar, pur di fare un regalo alla lobby dei tassisti, ha continuato imperterrito a considerarsi al di sopra della Costituzione”.
La Corte, con questa pronuncia, ha quindi riaffermato la necessità di rispettare la separazione delle competenze tra Stato e Regioni e di garantire interventi proporzionati nel settore dei trasporti.