Daniele Orlandi Ha scoperto di essere indagato nel corso di una diretta Facebook da lui stesso avviata. La contestazione, per il ministro degli Interni Matteo Salvini, è relativa al reato di sequestro di persona aggravato. I magistrati palermitani hanno dunque variato le contestazioni che in prima battuta la procura di Agrigento aveva ipotizzato nei confronti del vicepremier, il quale ha mostrato alle decine di migliaia di persone collegate in diretta sui social per ascoltare le sue parole il contenuto della busta ricevuta dai carabinieri e proveniente dalla procura di Palermo. Sottolineando, pochi istanti prima di aprirla, “non mi ritengo nè un sequestratore nè un eversore. E magari mi assolvono”.
La dura replica di Salvini
Il ministro non è dunque rimasto in silenzio ma ha anzi deciso di condividere con i suoi elettori e fan il contenuto della lettera: “Qui – ha sottolineato – c’è la certificazione che un organo dello Stato indaga un altro organo dello Stato, con la piccolissima differenza che questo organo dello Stato, pieno di difetti e di limiti, per carità, è stato eletto, altri non sono eletti da nessuno”. Aggiungendo poi, “grazie ai magistrati, grazie al procuratore di Genova, grazie a tutti: mi date solo più forza” e dicendosi pronto ad andare subito dai magistrati “a farmi ascoltare: mi costituisco”.
Salvini, “non sono preoccupato”
Leggendo l’avviso di garanzia Salvini ha poi sottolineato: “mi accusano di sequestro di persona e i migranti in gran parte si sono dileguati. Sono preoccupato? No. Né per questa vicenda né per quella di Genova” relativa ai fondi della Lega. Insomma il ministro è intenzionato a ‘non mollare’, questo almeno “finchè me lo chiedono gli italiani. E – ha concluso in diretta Facebook – se domani in Italia dovesse arrivare un’altra nave di clandestini, in Italia non sbarca”.
